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Dalla fantascienza alla realtà: il Mit scopre un mondo perduto nelle profondità della Terra

sabato, 18 Ottobre 2025
1 minuto di lettura

Un team internazionale di scienziati ha identificato una firma chimica antichissima che potrebbe rappresentare la prima prova diretta dell’esistenza di materiali originari della proto-Terra, sopravvissuti all’impatto catastrofico che ha trasformato il nostro pianeta circa 4,5 miliardi di anni fa. Lo studio, pubblicato su Nature Geoscience, mette in discussione una delle convinzioni più radicate della geochimica moderna: che nulla della Terra primordiale sia rimasto intatto dopo la collisione con un meteorite grande quanto Marte. La scoperta ruota attorno a un’anomalia negli isotopi del potassio, rilevata in campioni di rocce antiche provenienti da Groenlandia, Canada e Hawaii. In particolare, gli scienziati hanno osservato un deficit di potassio-41 talmente raro da essere paragonato, secondo i ricercatori, “a trovare un singolo granello di sabbia marrone in un secchio pieno di sabbia gialla”. Questo squilibrio non corrisponde a nessun processo geologico conosciuto sulla Terra moderna né a profili isotopici di meteoriti extraterrestri. “È forse la prima evidenza diretta che alcuni materiali della proto-Terra siano sopravvissuti fino a oggi,” ha dichiarato Nicole Nie, coautrice dello studio e planetologa al Mit. “Stiamo osservando un frammento della Terra antichissima, precedente al grande impatto. È straordinario, perché ci aspettavamo che queste tracce venissero cancellate nel corso dell’evoluzione geologica.” La ricerca si inserisce nel contesto del cosiddetto Paradosso di Teseo, applicato alla geologia planetaria: se ogni parte della Terra è stata sostituita, possiamo ancora considerarla la stessa? Fino a oggi, la risposta prevalente era negativa. Ma questa scoperta suggerisce che la memoria chimica del pianeta sia più profonda e resistente di quanto si pensasse. Il team, composto da ricercatori di Stati Uniti, Cina e Svizzera, ha utilizzato tecniche avanzate di analisi chimica per isolare gli isotopi e confrontarli con modelli simulativi.

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