Terzo incontro ad alta tensione tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. Il presidente americano ha escluso, almeno per ora, la fornitura di missili Tomahawk a Kiev, invitando Mosca e Ucraina a fermarsi “sulla linea del fronte attuale” e a dichiarare la fine delle ostilità. “È stato versato abbastanza sangue. Lasciamo che entrambi rivendichino la vittoria, e che sia la storia a decidere”, ha dichiarato Trump, ribadendo che “questa guerra non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente”.
L’incontro, durato oltre due ore e mezza, si è concluso bruscamente. “Penso che abbiamo finito, vediamo cosa succede la prossima settimana”, avrebbe detto Trump, riferendosi al prossimo faccia a faccia con Vladimir Putin previsto a Budapest. Il presidente americano ha poi precisato che “i missili a lunga gittata servono agli Stati Uniti” e che l’obiettivo principale resta “fermare la guerra, non alimentarla”.
Zelensky, intervistato da Nbc News, ha cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno: “È positivo che il presidente Trump non abbia detto ‘no’, ma per ora non ha detto nemmeno ‘sì’”, ha commentato. “Penso che Putin abbia paura dei Tomahawk. Sarebbero una vera preoccupazione per lui.” Il leader ucraino ha insistito sulla necessità di un cessate il fuoco immediato come premessa a qualsiasi negoziato: “La questione territoriale sarà la più difficile, ma prima di tutto dobbiamo fermare le armi e sederci a parlare. È il primo passo indispensabile.” Zelensky, nel frattempo, ha incontrato a Washington diversi think tank americani per discutere di possibili soluzioni di sicurezza e di un percorso politico verso la pace. “Molti esperti stanno già lavorando con noi per individuare strategie efficaci”, ha spiegato. Trump, prima di ripartire per la Florida, ha riassunto così la sua posizione: “Basta sparatorie, basta morti. Fermiamoci ora, dove siamo. È tempo di tornare a casa dalle proprie famiglie in pace.”
Dopo il vertice, Zelensky ha avuto una lunga videochiamata con i principali leader europei — tra cui Giorgia Meloni, Keir Starmer, Friedrich Merz, Donald Tusk, Ursula von der Leyen e Mark Rutte — per riferire sull’esito dei colloqui. Dall’Europa è arrivato un sostegno compatto alla linea ucraina e un appello condiviso a una “pace giusta e duratura”. Da Berlino, il cancelliere Merz ha confermato che l’Ue continuerà a fare pressione su Mosca, anche attraverso un nuovo pacchetto di sanzioni e l’uso dei beni russi congelati. “Ora l’Ucraina ha bisogno di un piano di pace concreto”, ha dichiarato.
Intanto la Corte penale internazionale ha ricordato che, se il presidente russo Vladimir Putin si recasse a Budapest, dove è atteso per l’incontro con Trump, dovrebbe essere arrestato in base al mandato già emesso per crimini di guerra.
