Ieri Israele ha fatto sapere che la data per l’apertura del valico di Rafah sarà comunicata “in un secondo momento”. Gli aiuti umanitari continueranno a entrare da altri passaggi, in primis Kerem Shalom, dove – secondo fonti egiziane – si stanno dirigendo circa 600 camion con cibo e carburante. Alla FAO, Antonio Tajani ha invocato l’immediata apertura di Rafah e annunciato un nuovo invio italiano di 100 tonnellate di beni alimentari, oltre all’accoglienza in Italia di bambini malati. In questo quadro il ministro degli esteri ha rivendicato, ai Med Dialogues di Napoli, il ruolo di mediazione di Roma e il sostegno al “piano Trump” come cornice per “voltare pagina”. Intanto la Croce Rossa ha trasferito in Israele due bare consegnate da Hamas: i resti sono stati identificati come quelli di Inbar Haiman e del sergente maggiore Muhammad el-Atrash. Hamas sostiene di aver consegnato “i soli corpi raggiungibili” e afferma che per recuperare gli altri 19 servono “mezzi e attrezzature speciali”. Il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito che “non ci saranno compromessi” finché tutti i corpi non saranno restituiti. Intanto l’Hostage and Missing Families Forum chiede di sospendere l’attuazione dell’accordo su Gaza finché Hamas non consegnerà i resti dei 19 ostaggi rimasti. Il ministro della Difesa Israel Katz avverte che l’IDF è pronta a riprendere l’offensiva se l’intesa non sarà rispettata. Ma Arbel Yehud, liberata dopo 500 giorni di prigionia, ha affermato che gli ostaggi israeliani “sarebbero potuti tornare molto prima e in numero maggiore” se il governo Netanyahu non avesse ostacolato i negoziati, “facendo saltare accordi già delineati”. Parole pronunciate accanto ai familiari degli ultimi rilasciati.
Washington spinge sulla fase 2
Secondo consiglieri della Casa Bianca, gli Stati Uniti lavorano con Israele per creare “zone sicure” dietro la Linea Gialla dove possano riparare i palestinesi minacciati da rappresaglie di Hamas. Si compone intanto la forza multinazionale di stabilizzazione per Gaza: “Molti Paesi si sono offerti”, tra cui l’Indonesia; colloqui in corso con Egitto e Qatar. Gli USA ipotizzano anche ricompense per informazioni utili al rinvenimento dei corpi degli ostaggi; la Turchia invierà 81 esperti forensi e di protezione civile. Un consigliere di Trump esclude un esodo dei gazawi durante la ricostruzione: “Il piano li incoraggia a restare”. Intervistato dalla CNN, Donald Trump afferma che, se Hamas rifiutasse il disarmo, Israele “tornerà in quelle strade non appena darò il via libera”. Parallelamente, gli Stati Uniti spingono per avviare la ricostruzione, a partire da Rafah, evitando nuove escalation lungo la Linea Gialla. Tuttavia tra la richiesta delle famiglie di fermare il processo finché non rientrano tutti i resti e gli avvertimenti di Netanyahu e Katz, la “fase 2” resta appesa a un filo.
Accuse ONU e dossier sui corpi palestinesi
L’Alto Commissariato ONU per i diritti umani denuncia che, nonostante la tregua, dal 10 ottobre almeno 15 palestinesi sarebbero stati uccisi in aree di ridispiegamento israeliano. “Colpire civili che non partecipano alle ostilità è un crimine di guerra”, ha dichiarato Ajith Sunghay. Il Guardian riferisce testimonianze di medici dell’ospedale Nasser (Khan Younis) secondo cui molti dei 90 corpi restituiti da Israele mostrerebbero segni di torture ed esecuzioni sommarie (bende, legature, ferite alla testa). Da parte israeliana si respingono le accuse; restano forti le polemiche sulle condizioni dei detenuti, con nuove denunce riguardanti Marwan Barghouti.