Dopo settimane di tensioni e scontri armati lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan, i talebani afghani e il governo di Islamabad hanno concordato una tregua temporanea, valida per 72 ore, nel tentativo di evitare un’escalation militare. L’accordo, raggiunto nella notte tra lunedì e martedì grazie alla mediazione di funzionari tribali e osservatori regionali, arriva dopo un bilancio drammatico: almeno 27 morti e decine di feriti tra civili e militari. Gli scontri si sono intensificati nella regione del Khyber Pakhtunkhwa, dove le forze di sicurezza pakistane hanno accusato i talebani di aver oltrepassato il confine in più occasioni, attaccando postazioni di frontiera. I talebani, dal canto loro, hanno denunciato “provocazioni armate” da parte di Islamabad e rivendicato il diritto di difendere le comunità pashtun presenti lungo la linea Durand. La tregua, definita “fragile ma necessaria” da fonti diplomatiche, prevede il cessate il fuoco immediato, il ritiro di truppe da alcune aree contese e l’apertura di un canale di comunicazione diretto tra i due comandi militari. Il portavoce del governo talebano, Zabihullah Mujahid, ha confermato l’intesa, sottolineando che “la pace è possibile solo se il Pakistan rispetta la sovranità afghana”. Da Islamabad, il ministro degli Interni ha parlato di “una pausa utile per evitare ulteriori perdite umane”. La comunità internazionale osserva con attenzione. L’ONU ha chiesto “moderazione e dialogo”, mentre l’Iran e la Cina — entrambi attori influenti nella regione — si sono offerti come garanti di un eventuale processo negoziale più ampio. Gli Stati Uniti, pur mantenendo una posizione defilata, hanno espresso preoccupazione per la sicurezza delle minoranze e per il rischio di destabilizzazione transfrontaliera. La tregua potrebbe rappresentare un primo passo verso una normalizzazione, ma gli analisti restano cauti.
Afghanistan-Pakistan, tregua lampo tra talebani e Islamabad dopo scontri mortali al confine
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