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Mosca rafforza il confine con la Finlandia. Kiev chiede Tomahawk. Caccia tedeschi in Polonia

Bruxelles riunisce i ministri della Difesa: Rutte assicura che il sostegno all’Ucraina “resta immutato”. Londra sanziona Rosneft e Lukoil. Odessa passa a un’amministrazione militare. Venerdì Zelensky alla Casa Bianca per chiedere missili a lungo raggio
giovedì, 16 Ottobre 2025
3 minuti di lettura

Ieri, alla ministeriale della Nato a Bruxelles è andato in scena un doppio messaggio: deterrenza sul fianco orientale e continuità degli aiuti a Kiev. Il segretario generale Mark Rutte ha respinto l’idea di un calo nei contributi: il sostegno “è in linea con l’anno scorso” e la lista di priorità Purl – il canale per forniture rapide, dagli intercettori ai sistemi di difesa aerea – “sta attirando nuovi finanziamenti”. Dalla riunione è arrivato anche un monito britannico: “Se la Nato è minacciata, reagiremo”, ha detto il ministro John Healey. Sul terreno della deterrenza, la Germania schiererà caccia Eurofighter a Malbork, in Polonia, per pattugliamenti nell’ambito della missione Eastern Sentry. A Nord, Helsinki alza l’asticella dell’attenzione: secondo il ministro della Difesa Antti Häkkänen la Russia sta ampliando infrastrutture e forze vicino al confine finlandese, “preparando una seconda fase della sua potenziale aggressione” e consolidando capacità che, dopo la guerra in Ucraina, “rappresentano una minaccia reale per la Nato”. La partita chiave si sposta ora a Washington. Venerdì il presidente ucraino incontrerà Donald Trump alla Casa Bianca per chiedere un salto di qualità: missili da crociera a lungo raggio (Tomahawk), produzione congiunta di droni e ulteriori intercettori. Lo stesso Trump ha ammesso che “Zelensky vorrebbe i Tomahawk, e noi ne abbiamo molti”. A preparare il vertice, una delegazione guidata da Andrii Yermak e dalla premier Yuliia Svyrydenko ha visto i vertici di Raytheon e Lockheed Martin. Da Kiev l’appello è netto: “Meno chiacchiere, più capacità”, dice il consigliere Mykhailo Podolyak, proponendo un “accordo equo: l’Ucraina riduce il rischio per l’Occidente, l’Europa paga la propria sicurezza, gli Stati Uniti beneficiano dell’industria della difesa”.

Kiev: rafforzare Purl e produzioni

Messaggio di chiusura da Kiev: “Sarebbe un errore credere che la pace sia vicina”, avverte il ministro della Difesa Denys Shmyhal, che chiede di allargare Purl (12-20 miliardi per il 2025), 4 miliardi per accelerare la produzione di droni e un impegno strutturale su munizioni a gittata estesa e difesa aerea per l’inverno. Obiettivo dichiarato: arrivare nel 2026 a 10 milioni di droni prodotti, combinati con missili a lungo raggio occidentali. La finestra per alzare il costo della guerra a Mosca – e riportare la deterrenza – è ora. Domani, nello Studio Ovale, si capirà se Washington è disposta ad aprirla davvero.

Le mosse degli alleati: sanzioni, fondi, droni

Intanto gli Alleati giocano le loro carte. Il Regno Unito annuncia nuove sanzioni mirate su petrolio e “flotta fantasma”, colpendo Rosneft, Lukoil e 51 petroliere; il Belgio stanzia 100 milioni per il canale Purl; l’Italia inserisce in bozza di decreto un aumento di 40 milioni per RFI collegato all’ERA Program della IFC per sostenere il settore privato ucraino e le aziende italiane. In parallelo, Londra rivendica la consegna di 85 mila droni a Kiev nei primi sei mesi dell’anno e il lavoro con partner per nuovi intercettori anti-Shahed. Il Vaticano, da parte sua, osserva con pessimismo: per il cardinale Pietro Parolin “non si aprono prospettive positive”, anche se ora che il capitolo Gaza “è in un certo senso chiuso”, Trump potrebbe “impegnarsi maggiormente” sulla via d’uscita in Ucraina. In casa Ue, invece, si sentono frizioni: il premier slovacco Robert Fico avverte che non discuterà nuove sanzioni senza soluzioni su energia e automotive, a testimonianza di una coesione da coltivare ogni giorno.

Infrastrutture nel mirino e Odessa militarizzata

Intanto Kiev fa i conti con nuove ondate di attacchi su reti energetiche e ferrovie: blackout in diverse città e colpi mirati alle locomotive, resi più precisi da droni a lungo raggio dotati di telecamere e modem che consentono correzioni in volo. Le ferrovie ucraine rivendicano riparazioni lampo, ma gli attacchi sono raddoppiati da metà estate. Sul fronte interno, Zelensky ha nominato Serhii Lysak a capo dell’amministrazione militare di Odessa: una misura d’emergenza mentre l’inverno si avvicina e la difesa aerea resta priorità assoluta.

Cremlino tra diplomazia e stretta interna

Da Mosca arrivano due linee: propaganda e pressione. Il Cremlino afferma di essere “aperto ai canali diplomatici”, ma accusa l’Ue di “aizzare” Kiev; rifiuta di pagare i 253 milioni ordinati dalla Cedu alla Georgia per violazioni dei diritti umani; minaccia “tutti gli strumenti” per “proteggere i connazionali” in Lettonia dopo l’inasprimento delle regole sul permesso di soggiorno. Sul fronte interno, l’FSB apre un procedimento per “terrorismo” e “tentativo di presa del potere” contro esponenti dell’opposizione in esilio, tra cui Khodorkovsky, Kasyanov e Kasparov: un segnale di stretta politica mentre la guerra entra in una fase di logoramento.

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