La manovra economica da 18 miliardi di euro che il Governo Meloni si prepara a varare domani in Consiglio dei Ministri punta, in sostanza, a sostenere redditi e crescita, con un mix di misure fiscali, incentivi alle imprese, interventi per la sanità e aiuti alle famiglie. Il cuore del provvedimento resta il taglio dell’Irpef, con l’abbassamento del secondo scaglione dal 35 al 33%, una misura da 9 miliardi nel triennio che interessa in particolare il ceto medio.“L’obiettivo ideale sarebbe estendere il beneficio fino a 60mila euro di reddito, ma bisogna vedere le coperture. Se si arriva a 50mila euro, significa per tutti”, ha spiegato il Vicepremier Antonio Tajani. “È un percorso che abbiamo avviato e, se non si riuscirà a completarlo ora, lo faremo l’anno prossimo”, ha proseguito il leader forzista.
Tajani ha anche escluso categoricamente nuove imposte sul sistema bancario: “Gli extraprofitti non esistono. Giorgetti ci ha assicurato che non ci saranno tasse. Le banche possono dare un contributo, ma deve essere concordato, non imposto”. Ha quindi voluto sottolineare che la priorità resta “l’aumento dei salari, la tutela del ceto medio e il rafforzamento della sanità, con nuove assunzioni di medici e infermieri e stipendi più alti”.
Superammortamento e incentivi alle imprese
Sul versante produttivo la manovra prevede il ritorno del superammortamento, con una dote da 4 miliardi di euro, per incentivare gli investimenti e sostenere la competitività delle imprese. “Un segnale molto chiaro al sistema produttivo” – ha spiegato il Ministro per gli Affari europei Tommaso Foti. “Non è una manovra elettorale, ma guarda alle future generazioni e alla modernizzazione del Paese”. Confermati anche il credito d’imposta per le Zone economiche speciali e il rifinanziamento della ‘Nuova Sabatini’, mentre per banche e assicurazioni è previsto un contributo complessivo di circa 4,5 miliardi.
Oltre al taglio dell’Irpef, il pacchetto include 2 miliardi per il rinnovo dei contratti e 3,5 miliardi nel triennio per le famiglie e la lotta alla povertà. Il capitolo welfare prevede la revisione dell’Isee, con un intervento sul valore catastale della casa e sulle scale di equivalenza, per un effetto stimato di 500 milioni di euro all’anno.
Sanità e pensioni, più fondi e stop all’età automatica
Sul fronte del lavoro il Governo conferma la volontà di incentivare l’adeguamento salariale al costo della vita, con interventi mirati per rafforzare il potere d’acquisto dei redditi medio-bassi. Per la sanità vengono stanziati 2,4 miliardi nel 2026 e 2,65 miliardi per il biennio successivo, che si aggiungono ai 5 miliardi già previsti. Le risorse serviranno a ridurre le liste d’attesa e ad adeguare le retribuzioni del personale sanitario.
Possibile anche un intervento sulle pensioni con il congelamento dell’innalzamento dell’età pensionabile previsto dal 2027, almeno per alcune categorie di lavori usuranti o precoci.
“Una manovra che unisce rigore e visione”
“È una manovra che unisce rigore e visione, orientata alla crescita, alla stabilità e alla fiducia nelle famiglie e nelle imprese italiane”, ha detto ieri il Sottosegretario all’Economia Sandra Savino: “Il Governo punta su interventi strutturali e abbandona la stagione delle misure una tantum”.
La manovra, ha aggiunto, “si fonda su serietà, prudenza e attenzione all’economia reale”, mantenendo al centro “la riduzione della pressione fiscale e il sostegno al tessuto produttivo”. Non mancano, comunque, le critiche. Il Senatore del M5S Mario Turco ha parlato di “ennesima umiliazione per il mondo produttivo italiano. Il Governo torna a misure vecchie e inadeguate come il superammortamento, escludendo di fatto Pmi, agricoltura e commercio. Dopo il fallimento di Transizione 5.0 e dell’Ires premiale, servirebbe una vera politica industriale, non bonus a tempo”.
Anche Assoturismo Confesercenti ha bocciato l’ipotesi di un aumento del 30% dell’imposta di soggiorno: “Un provvedimento assurdo che aggrava il prelievo fiscale sui visitatori senza destinare il gettito al comparto turistico. Rischia di frenare la domanda interna e penalizzare un settore che ha bisogno di investimenti, non di nuove tasse”.
L’avvertimento del Fmi
Intanto secondo il Fondo monetario internazionale il mondo si avvicina a una nuova soglia critica. Secondo l’ultimo ‘Fiscal Monitor’ del Fmi, entro il 2029 il debito pubblico globale supererà il 100% del Pil mondiale, spinto da pandemia, guerre, inflazione e spesa pubblica fuori controllo. Il Fondo invita i governi a invertire la rotta: non tagli ciechi, ma una “spesa intelligente”, orientata a istruzione, infrastrutture e innovazione. “Non si tratta di spendere di meno, ma di spendere meglio”, ha sottolineato Vitor Gaspar, Responsabile degli Affari fiscali del Fondo, chiedendo riforme strutturali per economie più produttive e meno dipendenti dai sussidi. In uno scenario peggiore, il debito globale potrebbe toccare il 123% del Pil entro la fine del decennio, riaprendo il rischio di crisi finanziarie simili a quella europea del 2010. L’Italia resta tra i Paesi osservati speciali: il deficit scenderà dal 3,4% del Pil nel 2024 al 2,3% nel 2028, consentendo un graduale rientro nei parametri Ue, ma il debito continuerà a crescere fino al 138,5% nel 2027, per poi calare leggermente.