La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 148 pubblicata oggi, ha stabilito che il Collegio regionale di garanzia elettorale ha “esorbitato dai propri poteri” nel pronunciarsi sulla decadenza della presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, in un’ipotesi non prevista dalla legge come causa di ineleggibilità. Secondo la Consulta, l’organo statale di controllo ha così menomato le attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione autonoma della Sardegna, invadendo un ambito di competenza che spetta esclusivamente agli organi regionali. “Non spettava allo Stato — si legge nella sentenza — e dunque al Collegio di garanzia affermare che ‘si impone la decadenza dalla carica del candidato eletto’, né disporre la trasmissione dell’ordinanza ingiunzione al Presidente del Consiglio regionale”.
La Corte ha dichiarato inammissibile il conflitto di attribuzione sollevato dalla Regione Sardegna contro la sentenza del Tribunale di Cagliari, che aveva respinto il ricorso di Todde. Tuttavia, ha riconosciuto l’illegittimità del comportamento del Collegio di garanzia, chiarendo che la decadenza del presidente della Regione non può essere disposta sulla base di fattispecie non previste dall’articolo 15 della legge n. 515 del 1993.
In sostanza, la Consulta ha riaffermato il principio secondo cui gli organi statali non possono intervenire in ambiti che riguardano l’autonomia e l’autogoverno delle Regioni speciali, come la Sardegna, quando la legge non lo prevede esplicitamente.
“La Corte ha ristabilito la verità”
La Presidente Alessandra Todde, impegnata a Bruxelles al Forum delle regioni insulari europee, ha appreso la notizia durante i lavori del vertice. “La Consulta — ha dichiarato — ha riconosciuto che il Collegio di garanzia elettorale ha esorbitato dai propri poteri, pronunciandosi sulla mia decadenza in ipotesi non previste dalla legge, e ha quindi menomato le attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna. In parole semplici, la Corte ha affermato che non spettava né allo Stato né al Collegio di garanzia dichiarare la mia decadenza, né che vi erano i presupposti per poterlo fare”. Todde ha poi ricordato le polemiche dei mesi scorsi: “Mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della Giunta, a screditare il mandato che le cittadine e i cittadini sardi mi hanno affidato. Hanno messo in discussione la legittimità di un governo democraticamente eletto. Noi invece abbiamo scelto un’altra strada: quella della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni, della serietà e del lavoro quotidiano”.
E ha concluso: “Oggi la Corte Costituzionale si è espressa. Continuiamo ad andare avanti, a lavorare a testa alta, con ancora più energia e determinazione, con un solo obiettivo: il bene della Sardegna”.