Un nuovo episodio di tensione ha infiammato le acque contese del Mar Cinese Meridionale. Domenica 12 ottobre, una nave della guardia costiera cinese ha speronato e danneggiato un’imbarcazione filippina nei pressi di Second Thomas Shoal, un atollo rivendicato da Manila ma pattugliato regolarmente da Pechino. L’incidente, confermato dal governo filippino, ha provocato danni strutturali alla nave e il ferimento lieve di due membri dell’equipaggio. Secondo il portavoce delle Forze Armate filippine, il battello stava trasportando rifornimenti a un contingente militare stanziato sull’atollo, quando è stato “deliberatamente colpito” da un’unità cinese. “È un atto di aggressione inaccettabile,” ha dichiarato il ministro della Difesa Gilberto Teodoro, che ha convocato l’ambasciatore cinese a Manila per una protesta formale. Pechino ha fornito una versione opposta, accusando la nave filippina di “essersi introdotta illegalmente in acque cinesi” e giustificando l’intervento come “misura necessaria per proteggere la sovranità nazionale”. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha ribadito che “Second Thomas Shoal è parte integrante delle isole Nansha”, nome con cui la Cina si riferisce alle Spratly. L’incidente riaccende le tensioni in una delle aree più strategiche e contese del pianeta, dove si incrociano rotte commerciali vitali e interessi geopolitici crescenti. Gli Stati Uniti hanno espresso “profonda preoccupazione” per l’accaduto, ribadendo il proprio impegno a difendere l’alleato filippino in base al trattato di mutua difesa del 1951. Second Thomas Shoal è da anni teatro di scontri diplomatici e manovre militari. Dal 1999, le Filippine mantengono una presenza simbolica sull’atollo grazie a una nave da guerra incagliata intenzionalmente, la BRP Sierra Madre, trasformata in avamposto militare. Pechino ne chiede la rimozione, mentre Manila insiste sul diritto di rifornire il presidio.
