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Donald Trump Benjamin Netanyahu

Trump alla Knesset: “La guerra è finita”, tutti gli ostaggi tornano a casa

lunedì, 13 Ottobre 2025
1 minuto di lettura

Una folla di quasi 100mila persone si è radunata in Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv per assistere alle immagini dei primi rilasci. Tra acclamazioni e commozione, la piazza — divenuta negli ultimi due anni memoriale e luogo di raccolta per le famiglie — ospitava anche una riproduzione in cartapesta e cemento di uno dei tunnel di Gaza e tavoli vuoti simbolo dell’attesa per il ritorno dei prigionieri. Tra le immagini più toccanti la riunione dei gemelli Ziv e Gali Berman, ritratti mentre si abbracciano dopo oltre due anni di separazione: avevano 26 anni al momento del rapimento nel kibbutz Kfar-Aza, ora ne hanno 28. Parallelamente, però, si conferma il dramma: Israele ha annunciato la morte di almeno 26 ostaggi; i corpi verranno consegnati alla Croce Rossa nel pomeriggio, secondo fonti regionali.
Questo è un mio grande onore. Un grande e bel giorno. Un nuovo inizio“, ha scritto il presidente americano Donald Trump nel libro degli ospiti della Knesset, dove ha pronunciato parole trionfali sul termine del conflitto. Secondo i media israeliani, Trump potrebbe recarsi allo Sheba Medical Center per incontrare alcuni degli ostaggi liberati; una visita che, se confermata, potrebbe far slittare altri suoi impegni, incluso il summit di pace previsto a Sharm el-Sheikh. L’inviato statunitense Steve Witkoff ha reso omaggio al “coraggio” delle famiglie e ha ringraziato Trump per il ruolo nella mediazione, mentre il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi ha deciso di conferire a Trump l’”Ordine del Nilo” per il contributo al processo di pace.

Smilitarizzazione di Hamas

In Israele le autorità parlano già di “smilitarizzazione di Hamas” e di distruzione delle infrastrutture del movimento come prossime fasi; il ministro Gideon Sa’ar avverte però che non è il momento di «spingersi troppo avanti»: ora bisogna completare il rilascio, far entrare gli aiuti e affrontare con prudenza i passaggi successivi.
Dall’altra parte della linea, a Gaza, il parroco della Sacra Famiglia, padre Gabriel Romanelli, descrive la Striscia come “distrutta come dopo uno tsunami“: “Ci serve tutto – dice – dalle derrate agli edifici, e soprattutto la scuola per i bambini che hanno perso tre anni di istruzione“. Prima del ritorno alla normalità, avverte, ci sono «detriti alle nostre spalle» e una ricostruzione che richiederà tempo e risorse.
La politica internazionale ha reagito con sollievo ma anche con cautela. “Oggi è una giornata storica“, ha scritto su X la premier italiana Giorgia Meloni, attribuendo al piano di pace statunitense un ruolo decisivo. Keir Starmer ha esortato invece a trasformare questo primo passo in “una pace duratura” e ha annunciato maggiori aiuti umanitari e impegno nella ricostruzione di Gaza.
Il ritorno degli ostaggi segna un capitolo cruciale, ma apre altre domande: chi ricostruirà le case gli ospedali e le scuole distrutte a Gaza, come si garantirà sicurezza e diritti per entrambe le popolazioni e quale sarà il percorso politico che potrà trasformare questo giorno di liberazione in una pace duratura.

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