Con un voto schiacciante di 118 favorevoli e nessun contrario, il Parlamento del Perù ha approvato l’impeachment della presidente Dina Boluarte, accusata di “incapacità morale permanente”. La decisione, ufficializzata il 10 ottobre, segna la fine di un mandato segnato da scandali, proteste e una crescente crisi di sicurezza interna. Boluarte, in carica dal dicembre 2022 dopo la destituzione di Pedro Castillo, era già sotto pressione per la gestione delle violenze nel Paese, culminate in episodi drammatici come l’attentato alla band Agua Marina a Chorrillos. Le accuse mosse contro di lei riguardano l’incapacità di contenere l’escalation criminale e di garantire l’ordine pubblico, oltre a sospetti di negligenza istituzionale. La mozione di impeachment è stata sostenuta da un ampio fronte parlamentare, che include Fuerza Popular, Alleanza per il Progresso, Azione Popolare e Avanza País. Inizialmente si era ipotizzato di interpellare il ministro dell’Interno e la premier, ma la pressione politica ha rapidamente spostato il focus sulla presidente stessa. Boluarte ha mantenuto il silenzio ufficiale fino al momento della votazione, evitando dichiarazioni pubbliche. Nessuna delle forze parlamentari ha espresso l’intenzione di guidare un governo di transizione, lasciando aperti interrogativi sulla successione e sulla tenuta istituzionale del Paese. La rimozione di Boluarte rappresenta un nuovo capitolo nell’instabilità politica del Perù, che negli ultimi anni ha visto una successione di presidenti destituiti, dimissionari o coinvolti in scandali. La prima presidente donna del Paese lascia l’incarico in un clima di sfiducia diffusa e tensione sociale. Ora il Perù si trova di fronte a una nuova fase di incertezza. E mentre la politica cerca un nuovo equilibrio, la popolazione attende risposte concrete.



