Lo Stato riprenda il controllo per rispondere ad una esigenza di uguaglianza di strutture e qualità dei servizi sanitari.
Seguiamo le indicazioni della Corte dei Conti che ha denunciato limiti, storture, arretratezze e fatto proposte. Salviamo un sistema che è strategico per il Paese, per i cittadini e per il futuro della Nazione.
Sulla Sanità, sui servizi più delicati e sensibili per la sfera privata e di vita dei cittadini, la Corte dei Conti nel suo ultimo rapporto sul Coordinamento della Finanza Pubblica, ha messo un punto fermo bollando le criticità macroscopiche del sistema sanitario italiano. Ha indicato i punti di crisi: la riduzione delle strutture di ricovero ospedaliere e l’assistenza territoriale, il rallentamento degli investimenti, il ruolo delle Regioni che sulla sanità hanno messo in atto approssimazioni gestionali, ritardi e inefficienze, in alcuni casi non sono riuscite nemmeno ad assicurare i livelli essenziali di assistenza, situazione che già a Febbraio – quindi in tempo pre crisi Covid 19 – la Corte dei Conti nel rimarcare l’operato delle Regioni osservava: “Preoccupano le difficoltà a garantire Lea adeguati in tutto il Paese. Criticità su limiti spesa personale e per l’acquisto di beni e servizi”. Lo scenario generale inoltre è quello del taglio delle risorse per il personale e delle strutture ospedaliere che hanno provocato nella emergenza Coronavirus la messa in evidenza di ritardi, storture, approssimazioni, limiti che hanno determinato oltre ai gravi rischi per il personale sanitario un triste tributo di vite umane.
I mali erano noti da tempo, ma la Corte dei Conti li ha elencati in modo chiaro, e c’è da molto riflettere in un momento in cui l’Europa ha deciso che ci saranno i miliardi del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) da dedicare al rilancio del sistema sanitario nazionale. Si riuscirà a fare bene, a rendere l’assistenza un valore fondamentale a disposizione dei cittadini? A nostro giudizio stando così le cose, diciamo no. Per dar vita a riforme così importanti, – noi lo sottolineano con forza da tempo -, bisognerà fare luce sulle responsabilità che hanno portato all’attuale disastro dove, per fare due soli esempi, i cittadini hanno assistito impotenti ad un aumento della loro quota economica per ogni servizio sanitario ottenuto, e nel contempo c’è stata una contrazione del personale, che la Corte definisce preoccupante, ma è un eufemismo, perché la fuga di medici dalle corsie – per i pre pensionamenti di Quota 100 o un miglior trattamento economico all’estero; e la drammatica carenza di infermieri -, hanno provocato nelle caotiche giornate del Coronavirus, quella emergenza sfociata addirittura in una selezione per mancanza di letti, strumentazione, e personale, tra chi curare e chi lasciare al suo destino. Un sistema sanitario che arriva al punto di negare la sua missione non solo ha fallito l’obiettivo primario ma, addirittura, si è macchiato di una responsabilità etica sulla quale oggi si sta sorvolando con una certa disinvoltura. Per noi però rimane inaudito questo silenzio sulle scelte da fare e anche sul fatto che il rapporto della Corte dei Conti non abbia avuto quella risonanza e quella incisività che merita in quanto ci aiuterebbe molto a non ripercorrere quegli errori che i cittadini e soprattutto i malati hanno subito. Vogliamo ricordare che 600 mila pazienti affetti da patologie gravi hanno dovuto sospendere in questi mesi le cure perché gli ospedali sono stati tutti dedicati, diremmo requisiti, all’emergenza Covid 19. Un fenomeno così ampio e negativo non può non avere delle responsabilità. Noi ribadiamo che la sanità debba ritornare nelle mani dello Stato, perché si tratta di un settore che è vitale per i cittadini, mentre il suo impatto sull’economia del Paese è notevolissimo.
La sanità rappresenta la seconda voce di spesa più importante per il Governo, con un ammontare equivalente al 7,1 % del Pil, destinato a diventare il 9% nei prossimi anni. Inoltre la spesa delle famiglie per cure mediche crescerà al 23%. Dati che mettono in evidenza il ruolo svolto dal Sistema sanitario nazionale, mentre l’efficehza di strutture e cure mediche sono una condizione essenziale per lo sviluppo sociale del Paese. Se si parte da questo presupposto è chiaro che bisogna sottrarre la sanità dall’essere in balia di potentati regionali, di interessi che sfuggono al controllo dello Stato, di organizzazioni in cui l’arbitrio delle scelte si trasforma in danno irrecuperabile al cittadino. Lo Stato ed oggi in particolare con i miliardi del fondo europeo deve riprendere il controllo di questo bene pubblico, la Sanità – anche in questo caso ribadiamo un nostro impegno editoriale in favore della sanità nella mano dello Stato -, farà da traino ad altre riforme che l’Italia attende, perché una sanità pubblica efficiente è uno dei settori con più alto tasso d’innovazione tecnologico, sarà un vettore diretto per migliorare la forza lavoro ed il capitale umano. La sanità, inoltre, diverrà volano ad altri investimenti, quindi una occasione da strutturare per lo sviluppo, e soprattutto, – il fatto che abbiamo più a cuore -, una sanità migliore a disposizione dei cittadini risponderà a quella all’esigenza dello Stato, di quella politica migliore moderata e solidale, di ridurre quelle odiose, deleterie disuguaglianze economiche, territoriali e sociali. Bisognerà fare presto perché i tempi che arriveranno in autunno per effetto della crisi economica indotta dal Coronavirus, saranno durissimi. Ridurre le disuguaglianze non solo sarà saggio ma diverrà inevitabile se si vogliono evitare tensioni e uno scontro sociale i cui esiti saranno imprevedibili.