Nel secondo anniversario del 7 ottobre, i negoziati indiretti tra Israele e Hamas a Sharm el-Sheikh hanno registrato, secondo fonti egiziane, un accordo sulla “maggior parte” delle condizioni della prima fase del piano statunitense: cessate il fuoco a Gaza e rilascio contestuale di ostaggi e prigionieri.
Il ministro degli Esteri del Cairo Badr Abdelatty ha chiarito che l’obiettivo è “attuare la prima fase del piano Trump”, facilitando anche l’ingresso degli aiuti. Oggi, mercoledì, è atteso al tavolo l’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff, mentre mediatori egiziani e qatarioti lavorano al meccanismo di scambio. Fonti vicine a Hamas descrivono un “clima positivo”.
Secondo ricostruzioni di stampa araba, il movimento avrebbe accettato di consegnare le armi a una autorità egiziano-palestinese e di permettere ai propri leader di lasciare Gaza, chiedendo però garanzie giudiziarie statunitensi. Rifiutata l’ipotesi di Tony Blair come governatore della Striscia (si valuterebbe al più un ruolo di supervisione), così come la consegna di Gaza a un comitato di transizione internazionale. Tra le richieste, un “cessate il fuoco” nello spazio aereo sopra la Striscia per recuperare gli ostaggi entro una settimana e l’ingresso quotidiano di 400 camion di aiuti.
Da Washington, Donald Trump parla di “negoziati molto vicini all’accordo” e sostiene che Hamas abbia accettato “alcune cose molto importanti”. Più cauto il Qatar: “Troppo presto per parlare di risultati, molti dettagli restano aperti”. In Italia, Antonio Tajani vede “segnali di speranza” e si dice pronto a contribuire a un contingente internazionale “se necessario” per riunificare la Palestina e stabilizzare l’area.
Benjamin Netanyahu afferma che “la fine della guerra è vicina”, ma ribadisce l’obiettivo della “vittoria totale” e il crollo del regime di Hamas. Le sue parole riaccendono il caso ostaggi: in un’intervista il premier ha parlato di 46 persone ancora trattenute, mentre il Forum delle famiglie insiste sul numero di 48 e chiede “spiegazioni immediate”. Intanto centinaia di manifestanti presidiano le abitazioni di vari ministri israeliani chiedendo la liberazione di tutti.
7 ottobre: appelli e condanne
Nella ricorrenza del 7 ottobre, si moltiplicano prese di posizione. Il segretario generale ONU António Guterres rinnova l’appello al rilascio “immediato e incondizionato” degli ostaggi. La Croce Rossa italiana denuncia “violazioni costanti del diritto internazionale” a Gaza negli ultimi due anni e ricorda oltre 66mila morti dal 2023, tra cui quasi 20mila bambini, mentre Hamas accusa un “fallimento arabo senza precedenti”. A Londra, il premier britannico Keir Starmer bolla come “irrispettose” le manifestazioni filopalestinesi nell’anniversario dell’attacco. L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede critica un’intervista del cardinale Parolin per una presunta “equivalenza morale” tra Hamas e Israele.
Crisi umanitaria
Sul fronte umanitario, l’ONU registra un calo dei raid aerei ma conferma bombardamenti e scontri nel fine settimana: 21 morti e 96 feriti secondo dati del ministero della Salute di Gaza citati da New York. L’accesso umanitario resta difficoltoso; in parallelo il WFP è riuscito a riattivare panifici a Deir al-Balah e Khan Younis (fino a 22 ore di lavoro, circa 100mila pani al giorno). Resta però contesa la gestione degli aiuti: Hamas accusa Israele di usare la fame come arma; Israele ribatte che il movimento sequestra i carichi per rivenderli.
Raid in Cisgiordania e proteste in Israele
Sul terreno, fonti palestinesi segnalano nuovi raid e arresti in Cisgiordania (area di Ramallah, Qalandiya e Hebron) e vandalismi di coloni contro uliveti. Sul dossier flottiglia, arrivano in Italia gli ultimi sette attivisti della Global Sumud Flotilla espulsi da Israele: atterrati a Fiumicino in tarda serata via Atene, sono stati accolti da un centinaio di sostenitori. Dalla capitale greca parla anche Greta Thunberg, rilasciata: evita dettagli sulla detenzione ma accusa la comunità internazionale di “non impedire un genocidio in corso”.
Droni-spia partiti da Sigonella?
In Italia fa discutere l’affermazione del deputato dem Arturo Scotto: alcuni droni-spia avrebbero sorvolato nei giorni scorsi l’area di Augusta decollando da Sigonella; il parlamentare chiede chiarimenti al governo, ipotizzando un coinvolgimento di assetti alleati contrari alla Flotilla.