Mentre i droni seminano allarme nei cieli europei, il fronte energetico e industriale è ormai diventato un obiettivo sistematico della guerra tra Russia e Ucraina: raffinerie, depositi, reti elettriche sono colpiti quotidianamente. L’ultimo ciclo di attacchi e contro-attacchi ha avuto ieri un doppio riflesso: sul campo, con colpi alle infrastrutture energetiche e industriali, e nello spazio europeo, con nuovi allarmi per presunti droni sopra aeroporti e città. Sullo sfondo, una battaglia di cifre e narrazioni che tocca anche l’industria della difesa e i beni russi congelati.Volodymyr Zelensky ha denunciato che negli attacchi della notte precedente la Russia avrebbe impiegato 549 mezzi d’attacco contenenti oltre 100 mila componenti prodotti in Paesi occidentali e asiatici. Nel dettaglio, secondo il presidente ucraino, circa 100.688 pezzi esteri sarebbero nei droni d’attacco; nei missili, 1.500 componenti per gli Iskander, 192 per i Kinzhal e 405 per i Kalibr. Kiev insiste sulla necessità di sigilli più severi ai regimi di export-control e ai canali di triangolazione. Mosca afferma di aver colpito con aerei, missili, artiglieria e droni depositi di carburante, infrastrutture energetiche, siti di stoccaggio e lancio UAV in 145 aree ucraine. Kiev risponde di aver centrato uno dei principali stabilimenti russi per esplosivi (complesso Y. M. Sverdlov) e un terminal petrolifero a Feodosia, in Crimea, dove sarebbe divampato un incendio; colpito anche un deposito munizioni nell’area occupata. Nella regione ucraina di Chernihiv, la compagnia elettrica locale ha segnalato interruzioni dopo un nuovo attacco notturno. Dall’altro lato del confine, il governatore di Belgorod ha parlato di blackout estesi fino a 40 mila residenti dopo bombardamenti ucraini su infrastrutture elettriche.
La notte dei droni
In Russia, detriti di un UAV hanno innescato un rogo in un edificio della sicurezza nella raffineria Rosneft di Tuapse (Krasnodar), domato rapidamente; due feriti. Il ministero della Difesa russo ha rivendicato l’abbattimento di 251 droni ucraini in un’unica notte (62 sul Mar Nero), mentre l’Aeronautica di Kiev sostiene di aver neutralizzato 83 dei 116 UAV lanciati da Mosca dalla sera precedente. In Europa, avvistamenti non confermati hanno causato ritardi e dirottamenti all’aeroporto di Oslo-Gardermoen; in Germania, il cancelliere Friedrich Merz ha definito “senza precedenti” la frequenza dei sorvoli e ha attribuito alla Russia la responsabilità della maggior parte dei voli ricognitivi che hanno paralizzato Monaco nel fine settimana. Parallelamente l’FSB dichiara di aver sventato attentati contro siti religiosi ebraici a Krasnoyarsk e Pyatigorsk, con arresti di sospetti legati a un’organizzazione terroristica internazionale. Secondo i servizi, erano previsti ordigni artigianali e incendi dolosi.
Medvedev: europei devono “tremare”
Dmitry Peskov ha bollato come “infondate e generiche” le accuse europee sul coinvolgimento russo nei droni sopra l’UE, invitando i leader a “non collegare automaticamente” ogni UAV non identificato a Mosca. Sul fronte della deterrenza strategica, il Cremlino ha accolto con favore l’apertura del presidente USA Donald Trump a prolungare volontariamente per un anno i limiti del New START proposti da Vladimir Putin. Più incendiario il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev, che su Telegram ha scritto che gli europei devono “temere e tremare come animali condotti al macello”, negando al contempo un ruolo russo nei recenti disordini aerei; a fine settimana è atteso in Corea del Nord per l’80° del partito al potere. L’intelligence esterna russa (SVR) accusa inoltre il Regno Unito di preparare una “provocazione sotto falsa bandiera” usando combattenti anti-Kremlino: Londra non commenta.
Kiev: più produzione armi, anche export
Al Forum internazionale delle industrie della difesa, Zelensky ha rivendicato un “decuplo” del potenziale industriale ucraino dall’inizio dell’invasione e stima per il 2026 un valore di 35 miliardi di dollari tra droni e missili. Già oggi, oltre il 40% delle armi impiegate al fronte sarebbe di produzione nazionale o co-prodotta; obiettivo a fine anno: 50%. Per finanziare i programmi prioritari, Kiev punta anche all’export dei sistemi in eccedenza e all’apertura di piattaforme di scambio in Europa, USA e Medio Oriente.
Beni russi congelati
Il viceministro delle Finanze Oleksander Kava sollecita che i rendimenti dei beni russi congelati nell’UE non servano solo a munizioni e sistemi d’arma, ma anche a coprire il deficit di bilancio, stipendi pubblici, pensioni e ricostruzione nelle aree liberate. Sul tema, Merz ha informato Trump dei piani tedeschi per utilizzare tali asset a sostegno di Kiev; Washington e Berlino avrebbero concordato di intensificare gli sforzi congiunti per chiudere il conflitto.