Ieri l’Europa ha fatto i conti con una nuova ondata di avvistamenti. In Belgio quindici droni sono stati individuati nella notte sopra la base militare di Elsenborn, vicino al confine tedesco: il ministero della Difesa ha confermato l’episodio e aperto un’indagine. I velivoli sarebbero stati intercettati “casualmente” durante un’esercitazione dedicata proprio al rilevamento di droni, con segnalazioni oltreconfine fino al distretto di Düren.
Poche ore prima, giovedì sera, droni avevano costretto a sospendere i voli all’aeroporto di Monaco di Baviera: operazioni limitate dalle 22:18 e poi stop completo, con 17 cancellazioni e quindici dirottamenti su Stoccarda, Norimberga, Vienna e Francoforte. Il governatore bavarese Markus Söder ha invocato una linea dura: “Abbatterli invece di aspettare”. Per il ministro dell’Interno tedesco Alexander Dobrindt è “un campanello d’allarme” che impone più fondi e ricerca anti-drone.
Gli episodi si inseriscono in una scia di sorvoli sospetti in Germania, fino allo Schleswig-Holstein, dove le autorità indagano per possibile spionaggio su infrastrutture critiche (centrale di Kiel, ospedale universitario, sede del governo regionale). A Copenaghen, dove i leader europei si sono riuniti in un clima di crescente allerta, Stoccolma ha esortato a semplificare gli standard di approvvigionamento: “Ogni Paese sviluppi capacità proprie e poi cooperi strettamente”, ha detto il premier svedese Ulf Kristersson, ricordando l’allineamento con la Nato e il ruolo industriale di Saab.
La Commissione europea ha ribadito la visione del “muro anti-droni” come scudo per l’intero continente, con priorità al fianco orientale ma estensione anche al sud. Dalla Danimarca è arrivata intanto la denuncia di “ripetute provocazioni” nello Stretto che collega Baltico e Mare del Nord: secondo i servizi militari, navi e elicotteri danesi sarebbero stati puntati da radar e sistemi d’arma russi, mentre unità di Mosca avrebbero mantenuto rotte di collisione e sosta prolungata in acque danesi, nel contesto della cosiddetta “flotta ombra” di petroliere.
Trump promette: “Risolveremo il conflitto”
Sul fronte politico, il presidente statunitense Donald Trump ha assicurato che gli Usa “si occuperanno in qualche modo della Russia” e “risolveranno il conflitto”. Parole che arrivano mentre in Europa cresce la percezione di vulnerabilità. L’inviato Ue per le sanzioni David O’Sullivan ha avvertito: “Siamo sull’orlo di un potenziale grande conflitto e non siamo attrezzati. Dovremo spendere di più per la difesa”. Secondo l’Institute for the Study of War, il Cremlino amplifica i propri successi tattici: Vladimir Putin avrebbe esagerato i progressi a Kupjansk e messo in guardia Washington dall’invio di missili Tomahawk a Kiev, definendolo una “nuova fase di escalation”.
La guerra dell’energia
Nella notte tra giovedì e ieri la regione ucraina di Poltava è stata colpita da un massiccio attacco combinato di missili e droni russi: danni diffusi a infrastrutture energetiche e abitazioni, nessuna vittima secondo le autorità locali. Naftogaz parla del più grande attacco agli impianti di estrazione del gas dall’inizio dell’invasione: “Danni significativi”, anche nelle aree di Kharkiv e Poltava, con l’obiettivo — accusa l’azienda — di sabotare la stagione di riscaldamento. Kiev ha risposto in profondità: droni ucraini hanno colpito una raffineria nell’area di Orsk, regione russa di Orenburg, a circa 1.500 km dal confine ucraino. Le autorità locali riferiscono nessuna vittima e impianto operativo, ma sui social circolano video dell’impatto.
Diritti umani e rischio di escalation
Alle Nazioni Unite, l’Alto Commissario Volker Türk ha definito “più pericolosa e mortale” per i civili la fase attuale della guerra: nei primi otto mesi dell’anno le vittime sarebbero aumentate del 40% rispetto al 2024. Nei territori occupati, l’Ohchr denuncia “violazioni diffuse e sistematiche” dei diritti umani e richiama i rischi regionali legati all’impiego di droni militari oltrefrontiera. Sul dossier aiuti a Kiev, il quotidiano britannico Telegraph ha scritto che lo shutdown federale Usa sta congelando i colloqui su forniture e cooperazione sui droni; il ministero degli Esteri ucraino ha smentito: “Falso: negoziati e spedizioni proseguono”.
Intanto Ankara ribadisce la linea pragmatica sul gas: “Continueremo ad acquistare da tutti i fornitori, inclusa la Russia”, ha detto il ministro turco dell’Energia Alparslan Bayraktar, spiegando che l’obiettivo è garantire forniture invernali senza interruzioni mentre la Turchia punta ad accrescere la produzione domestica entro il 2028.