Washington si risveglia in un clima di stallo e tensione. Il Senato ha respinto il piano dei repubblicani per evitare lo shutdown federale, lasciando il governo sull’orlo della paralisi amministrativa. Il provvedimento, sostenuto dal presidente Donald Trump e dal suo entourage economico, prevedeva tagli drastici alla spesa pubblica e una riduzione delle competenze federali, ma non ha ottenuto i 60 voti necessari per superare l’ostruzionismo democratico. Il leader della minoranza Chuck Schumer ha definito il piano “una manovra ideologica che non affronta le vere necessità del Paese”, mentre alcuni senatori moderati hanno espresso preoccupazione per l’impatto su sanità, istruzione e sicurezza alimentare. Senza un accordo entro il weekend, molte agenzie governative rischiano la chiusura. Parallelamente, la Corte Suprema ha congelato il controverso licenziamento della governatrice della Federal Reserve Lisa Cook, nominata da Joe Biden e prima donna afroamericana a ricoprire quel ruolo. L’amministrazione Trump aveva cercato di rimuoverla per presunte irregolarità legate a mutui immobiliari, ma la Corte ha ritenuto “probabilmente fondato” il suo diritto a un giusto processo. La vicenda ha generato un paradosso: il Senato ha già confermato il successore di Cook, Stephen Miran, ma la decisione della Corte impedisce per ora l’insediamento. Entrambi potrebbero partecipare alla prossima riunione della Fed, creando un precedente istituzionale senza precedenti. Tra shutdown imminente e guerra legale alla banca centrale, gli Stati Uniti affrontano una settimana ad alta tensione. E il confine tra politica e governance sembra sempre più sottile.
