Secondo un sondaggio di Confprofessioni, in collaborazione con l’Unione Nazionale Giovani dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, se il 95% delle imprese ha richiesto prestiti, prevalentemente sotto i 25 mila euro, contando sulle garanzie dello Stato, le banche hanno risposto alzando un muro di burocrazia che, di fatto, ha chiuso i rubinetti del credito. Su un campione di 15 mila imprese, il 95% degli imprenditori ha fatto richiesta di credito, la gran parte sotto i 25 mila euro, smentendo le critiche e i dubbi di scarso interesse da parte delle imprese che hanno accompagnato i primi passi delle misure governative.
Quanto ai tempi di erogazione dei prestiti superiori a 25 mila euro, nel 93% dei casi le risposte hanno superato i 15 giorni di tempo. Il dato va integrato con le 355 note aggiuntive, dalle quali emerge come i tempi medi per evadere una pratica si attestino tra i 30 e i 40 giorni, sempre nel caso di risposta positiva. La terza domanda del questionario è riferita alle richieste di prestito inferiori a 25 mila euro, coperti al 100% dalla garanzia dello Stato. In questi casi, sebbene la funzione degli istituti di credito sia limitata a trasferire il modello compilato al Fondo di garanzia, nel 90% dei casi le banche hanno richiesto documenti non previsti e hanno aggiunto valutazioni di merito, non dovute, sui beneficiari.
La quarta domanda del sondaggio mira a capire come le banche abbiano gestito le finalità del prestito richiesto dalle imprese.
Se nel 64% dei casi il credito erogato risulta aggiuntivo, nel 36% dei casi il credito concesso è servito a coprire, parzialmente o totalmente, un’esposizione debitoria pregressa del richiedente, così vanificando il contenuto della misura governativa. Infine, su eventuali ulteriori problematiche impreviste, le osservazioni dei professionisti confermano la richiesta di documentazione ulteriore rispetto a quella prevista dal decreto, in alcuni casi anche situazioni prospettiche relative al 2020 e tempi lunghissimi per l’erogazione. Ma le problematiche segnalate non si fermano qui e spaziano dalla richiesta di garanzie personali per la parte non coperta da garanzia statale, alla vendita di prodotti abbinati alla concessione del credito. In alcuni casi gli istituti bancari interpellati sono entrati nel merito creditizio dei clienti procedendo a istruttorie per valutare la loro posizione bancaria. In altri hanno rifiutato l’accesso al credito per la non convenienza dell’operazione.
Per il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, “la survey sull’accesso al credito dopo il varo del decreto liquidità, che abbiamo realizzato grazie alla collaborazione dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti, vuole essere una risposta alle numerose segnalazioni che ci sono pervenute dai professionisti che denunciavano i ritardi e le lungaggini burocratiche del sistema bancario. I risultati che emergono da questa indagine sul campo sono inequivocabili. Con queste premesse è fuori discussione che le attese di liquidità e di tempestiva collaborazione sono state in gran parte disattese dal sistema bancario”. (Italpress)