La XVII edizione del Forum Internazionale PolieCo sull’economia dei rifiuti si è chiusa sabato al Renaissance Hotel Mediterraneo di Napoli con un filo rosso chiaro: l’Europa come cornice politica, giuridica e culturale della transizione ecologica. È stata Pina Picierno, Vicepresidente del Parlamento europeo, ad aprire la seconda giornata, fissando il perimetro del dibattito e il tono della discussione: rigoroso, pragmatico, lontano dagli slogan. Al centro, il tema di quest’anno, ‘Paradosso green – Imprese, Autorità e Istituzioni: un sistema a doppia velocità’, e la geografia complessa di una transizione che corre se supportata da regole, controlli e mercati trasparenti. Picierno non ha concesso scorciatoie, chiedendo di non relegare la sostenibilità nella postilla delle agende pubbliche: “In un tempo segnato da guerre e tensioni internazionali, dalla crisi energetica alla sfida del cambiamento climatico, la scelta di un modello di sviluppo sostenibile non dovrebbe essere un capitolo ‘a parte’ delle nostre agende, perché parlare di transizione ecologica significa parlare di democrazia e di diritti che sono al centro dell’agenda politica europea, attiva a proporre una legislazione matura su questo punto”.
Poi il punto sull’architettura europea: “È l’Unione europea che, prima di altri, ha scelto di dotarsi di un Green Deal, di norme vincolanti sul clima, sull’energia, sull’economia circolare. È l’Europa che ha imposto standard che oggi guidano l’innovazione industriale e che rappresentano, al tempo stesso, strumenti di diplomazia”, ha detto Picierno, ravvisando il rischio di possibili infiltrazioni criminali. E ancora, l’avvertimento sulle regole disattese: “Strumenti legislativi che possono diventare leve formidabili per il cambiamento, ma anche norme che spesso restano sulla carta o che vengono rinviate costantemente, come accade in Italia con la plastic tax. E intanto assistiamo a un’economia circolare che fatica a chiudere i suoi cicli, a filiere che si inceppano, a materiali che finiscono per essere esportati all’estero in impianti non idonei. Vuoti che generano spazio nel quale si infiltra la criminalità, specie nei settori più deboli della gestione dei rifiuti. Le cronache lo dimostrano: dai capannoni dati alle fiamme per evitare i costi di smaltimento, fino alle infiltrazioni mafiose negli appalti. La repressione, anche con leggi recenti come il decreto sulla ‘Terra dei fuochi’, è importante, ma non basta”.
“Europa casa comune, no alle scorciatoie”
A fare da controcanto operativo, il Direttore generale di PolieCo Claudia Salvestrini, che ha ringraziato Picierno con parole schiette e ha fissato due priorità: vigilanza e qualità delle scelte. “La fortuna degli operatori dell’ambiente e la fortuna del Paese Italia è che ci sia l’Europa, altrimenti saremmo tornati indietro di vent’anni sull’ambiente in Italia”. Salvestrini ha acceso un faro sul disegno di legge relativo al Css: “Sono seriamente preoccupata per un disegno di legge sul Css che vogliono far passare in Italia… va ad allargare le maglie non solo di una cattiva raccolta differenziata, ma di un traffico illegale di rifiuti che ci vede sempre grandi attori principali. Su questo chiederò l’intervento dell’Europa”. E, rivendicando il lavoro civile di lungo periodo, ha ricordato: “Non siamo stati inerti, non siamo stati ascoltati”. Sul nodo impiantistico, niente ambiguità: “Mai avrei pensato qualcosa che non fosse riciclo meccanico. Io, che sono contro l’incenerimento sic et simpliciter, odio portare i rifiuti nei cementifici almeno a produrre energia” Da qui il percorso industriale: “Auspichiamo la partenza del riciclo chimico anche in Italia… siamo un po’ il fanalino di coda… forse norme nazionali ci hanno frenato: ecco il ‘paradosso green’”.
Il Direttore ha poi annunciato un impegno istituzionale: “Chiederemo un incontro ufficiale a Bruxelles per mettere sul tavolo alcune problematiche”. E sul fronte della legalità ha scandito: “Inasprire le pene serve a ben poco… ho sentito poco parlare di prevenzione e soprattutto di controlli”.
Il Forum
Il Forum PolieCo ha riunito magistrati, imprese, forze dell’ordine, accademia e politica per misurare la distanza (e colmarla) tra un’economia che innova e istituzioni che faticano ad adeguare tempi, regole e controlli. La sede scelta, in pieno centro, ha favorito l’andamento “di cantiere” delle sessioni, con tavoli serrati su certificazioni, appalti verdi, tracciabilità e chiusura dei cicli: cinque panel, quaranta relatori, un’agenda che ha alternato diagnosi e soluzioni.

La mattinata di sabato si è aperta con ‘Riciclo chimico e meccanico: le nuove frontiere’, moderato dal Direttore generale di PolieCo Claudia Salvestrini. Sul palco Paolo Bottarelli (Versalis), Gianni Gallozzi (Ecoeridania) e Sebastiano Di Martino (Ilpav) hanno portato casi industriali, colli di bottiglia e metriche per distinguere davvero prevenzione, recupero e valorizzazione dalla scorciatoia del “termico”. L’orizzonte condiviso: investire in qualità della raccolta e stabilità della domanda di materia prima seconda, altrimenti la filiera ricade nell’export a basso costo e alto rischio.
Terra dei Fuochi

Il panel ‘Diritto alla salute e ambiente sano: Europa chiama Italia’, moderato dal giornalista Sergio Nazzaro, ha fatto da cerniera tra le parole di Picierno e la concretezza del territorio. Francesco Emilio Borrelli (Avs) ha annunciato voto contrario alla conversione del decreto ‘Terra dei Fuochi’: “Non vengono aumentate risorse alla magistratura né alle forze dell’ordine, aumentano solo le pene: ciò si fa quando non si sa cosa fare”. Carmela Auriemma (M5S) ha avvertito sul “rischio di infiltrazione criminale nel settore delle bonifiche”, ricordando che “i controlli sull’attività comunale sono spesso in capo a soggetti di diretta nomina dei sindaci” e chiedendo più fondi. Gimmi Cangiano (FdI) ha rivendicato l’impostazione del governo: “Lotta ai roghi e ai traffici illeciti, rafforzamento delle bonifiche, potenziamento delle forze dell’ordine e programmi di educazione ambientale” come passi concreti per trasformare un simbolo di ferita in un laboratorio di riscatto. Sul versante tecnico-amministrativo, il Commissario straordinario Giuseppe Vadalà ha ricordato l’importanza della continuità di risorse e di azione: deterrenza per chiudere il rubinetto degli smaltimenti in superficie, bonifiche con caratterizzazioni solide, e un piano di comunicazione sui territori per difendere gli spazi liberati.
Appalti verdi e anticorruzione

La sessione conclusiva, ‘Corruzione e rischio infiltrazioni negli appalti green’, moderata da Marilù Musto, ha allargato l’obiettivo: procedure, stazioni appaltanti, controlli. Consuelo del Balzo (Anac), Laura D’Aprile (Mase), Anna Rita Mantini (Procura di Pescara), Antonio Ardituro (Dia) e Cesare Sirignano (Procura Napoli Nord) hanno messo a fuoco il punto dolente: senza stazioni appaltanti più qualificate e meno numerose, senza tracciabilità e audit indipendenti, il green rischia di diventare un colore di facciata. Ardituro ha richiamato l’attenzione sull’uso disinvolto dell’affidamento diretto e sul frazionamento artificioso degli appalti, sollecitando strumenti efficaci (dall’amministrazione giudiziaria alla vigilanza preventiva) per blindare le filiere “verdi”.
Il contesto
Che il Forum PolieCo sia stato un luogo di lavoro e non solo di rappresentanza lo raccontano anche i numeri della programmazione: un’agenda che ha spaziato dalla normativa ambientale alla gestione illecita dei rifiuti, dagli acquisti verdi e certificazioni alle nuove tecnologie di riciclo; una regia che ha voluto accostare magistrature italiane e autorità balcaniche, imprese energivore e consorzi, senza eludere i nodi di plastic tax, export dei materiali e standard omogenei di certificazione. Dalla lectio di Picierno al cantiere di proposte calate nella realtà, la rotta che è uscita da Napoli è limpida: prevenzione prima della repressione, qualità delle raccolte prima dei proclami, controlli capillari e dati pubblici prima del greenwashing, appalti verdi seri che premino chi usa davvero materie riciclate, certificazioni solide e audit trasparenti per dare credibilità al mercato del riciclo.

La politica, è la sfida esplicita, deve non essere timida e non coltivare interessi piccoli, accettando scelte impopolari, ma necessarie. E deve farlo non “a capitoli”, ma assumendo la sostenibilità come cornice della sicurezza e della prosperità. In questo, l’Europa resta il linguaggio con cui l’Italia può dialogare col mondo e difendere “legalità e Stato di diritto” anche nella circolarità dei materiali.