La riforma della responsabilità amministrativa, se approvata in via definitiva dal Senato, introdurrà un nuovo meccanismo risarcitorio: la Corte dei conti potrà liquidare solo fino al 30% del danno accertato. La parte residua, pari al 70%, dovrà essere recuperata dalle amministrazioni per via civile. Secondo la Sezione regionale di controllo della Lombardia, questo assetto rischia di generare nuovi obblighi in capo ai dirigenti, i quali potrebbero essere chiamati a rispondere per non aver agito, in caso di mancato recupero del credito erariale.
Con deliberazione n. 286/2025, i magistrati contabili hanno dichiarato inammissibile il parere richiesto da un ente locale circa le modalità di recupero delle somme indebitamente erogate a un dipendente, già oggetto di sentenze contabili emesse con rito abbreviato. L’occasione è stata tuttavia utilizzata per evidenziare alcune ricadute sistemiche della riforma in discussione in Parlamento.
Attualmente, tra giurisdizione contabile e civile vige un regime di alternatività. Con il nuovo impianto, si andrebbe verso una relazione di tipo complementare: la Corte dei conti accerterebbe il danno e condannerebbe nei limiti del 30%, ma l’amministrazione dovrebbe avviare un procedimento autonomo in sede civile per recuperare la parte restante.
La Sezione rileva che, a legislazione vigente, la definizione del giudizio contabile esaurisce la pretesa risarcitoria dell’amministrazione, anche nel caso in cui la somma liquidata sia inferiore al danno stimato. Il passaggio alla giurisdizione civile non è previsto. La riforma prevede, invece, un meccanismo in due fasi: accertamento e condanna parziale presso la Corte dei conti, successivo recupero in sede civile da parte dell’amministrazione. Il rischio, osservano i magistrati, è che l’amministrazione resti gravata dall’onere di promuovere nuove azioni per la parte non coperta, pena la possibilità di vedersi imputare una responsabilità per inerzia.
Secondo quanto rilevato nella deliberazione, l’eventuale inerzia dell’amministrazione nell’avviare il recupero civile potrebbe determinare, in via autonoma, una nuova ipotesi di responsabilità amministrativa per i dirigenti coinvolti. Si verrebbe così a configurare una responsabilità ulteriore e indiretta, a fronte dell’inerzia nel tutelare il credito pubblico già accertato ma non integralmente risarcito.
La Sezione lombarda sottolinea infine che l’efficacia deterrente del giudizio contabile rischia di essere compromessa: non solo per il limite quantitativo alla condanna, ma anche per la frammentazione dell’azione risarcitoria, che verrebbe affidata in gran parte alle singole amministrazioni, con le connesse difficoltà operative e gestionali.

Responsabilità erariale, con la riforma la Corte dei conti potrà condannare al massimo per il 30% del danno
Il resto in sede civile: rischio responsabilità per i dirigenti in caso di inerzia