La Global Sumud Flotilla prosegue la sua rotta verso Gaza nonostante l’abbandono di una parte dei partecipanti italiani. Dieci connazionali hanno deciso di sbarcare, riducendo a circa quaranta il numero di attivisti ancora imbarcati. Le ragioni del passo indietro sono legate, secondo le dichiarazioni ufficiali, a un “aumento della sicurezza richiesta lungo la navigazione”. Alcuni hanno spiegato di aver lasciato la missione non perché non condividano gli obiettivi, ma per “ragioni di rischio non più sostenibile”.
Le parole della portavoce
Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana, ha confermato il rientro in Italia per aprire canali di dialogo con le istituzioni. Ha dichiarato che “non c’è volontà di andare a farsi male per forza” e che “non c’è una chiusura cieca. Siamo assolutamente aperti a trattative concrete”. Ha ribadito che l’obiettivo resta “interrompere il blocco navale e aprire un canale di aiuti umanitari permanente”.
La missione dal mare
Dalla nave Seulle, Silvia Severini ha precisato che ridurre la spedizione a un semplice carico di aiuti “è sminuente”. A suo avviso lo scopo non è soltanto consegnare dieci tonnellate di cibo, ma “rompere l’assedio” e attirare l’attenzione dei governi internazionali sulla condizione della Striscia di Gaza.
Il governo italiano e le reazioni politiche
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito di aver avvertito i connazionali sui rischi della missione e si è detto “disponibile a un confronto”. Sul fronte politico, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha sottolineato la necessità di “proteggere gli attivisti”, ricordando l’importanza del sostegno umanitario.
Il piano statunitense per gli ostaggi
Parallelamente, sul piano diplomatico, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha diffuso un documento in 21 punti con l’obiettivo di favorire il rilascio degli ostaggi e un graduale ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia. Il piano prevede il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, entro 48 ore dall’intesa. Alcune fonti israeliane, citando Haaretz, sostengono che Hamas avrebbe accettato “in linea di principio” la proposta.
La smentita di Hamas
L’organizzazione palestinese ha però negato di aver ricevuto il testo. Fonti di Hamas hanno affermato: “non abbiamo mai ricevuto il testo dell’accordo”. Questa discrepanza genera incertezza, con una parte dei media che insiste sull’accettazione e l’organizzazione che respinge ogni ricostruzione ufficiale.
I dettagli dell’intesa
Secondo quanto riferito da fonti statunitensi e arabe, il piano non si limita al rilascio degli ostaggi e al ritiro graduale dell’IDF. Prevede anche la creazione di una governance temporanea della Striscia senza la partecipazione di Hamas, affidata a una possibile amministrazione araba intermedia. Il mediatore americano Steve Witkoff, intervenuto a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha manifestato fiducia su un “possibile breakthrough nei prossimi giorni”.