Con un post deciso su X, il segretario alla Salute USA, Robert F. Kennedy Jr., ha annunciato che gli Stati Uniti non aderiranno alla Dichiarazione Politica delle Nazioni Unite sulle Malattie Non Trasmissibili. “Ci allontaneremo dalla Dichiarazione, ma non ci allontaneremo mai dal mondo, né dal nostro impegno per porre fine alle malattie croniche. Siamo pronti a guidare, collaborare e innovare,” ha scritto Kennedy, rivendicando una visione autonoma e pragmatica della salute pubblica. La scelta, sostenuta dal presidente Donald Trump, segna una rottura con l’approccio burocratico e spesso inefficace delle istituzioni internazionali. Secondo la nuova amministrazione, la Dichiarazione ONU non offre soluzioni concrete, ma si limita a ribadire principi generici, ignorando le specificità dei sistemi sanitari nazionali e le esigenze reali dei cittadini. Kennedy Jr., noto per il suo spirito indipendente e per la volontà di riformare radicalmente il rapporto tra Stato e industria farmaceutica, ha già avviato un piano di revisione dei protocolli federali sulle malattie croniche, puntando su prevenzione, trasparenza e libertà terapeutica. “Non possiamo combattere il diabete, le cardiopatie e le malattie neurodegenerative con documenti firmati a New York. Servono azioni, serve coraggio,” ha dichiarato in conferenza stampa. La decisione ha suscitato critiche da parte di alcuni ambienti accademici e ONG, ma ha trovato ampio consenso tra i cittadini americani, stanchi di politiche sanitarie imposte dall’alto e spesso scollegate dalla realtà. Trump ha definito Kennedy “un uomo libero, che non ha paura di dire la verità e di difendere gli interessi del popolo americano.” Con questa mossa, gli Stati Uniti si pongono come leader di un nuovo paradigma sanitario: meno vincoli ideologici, più risultati concreti. E il mondo, volente o nolente, dovrà prenderne atto.
