Il vero guaio è la mancanza di fiducia dei cittadini che fa restare al palo i consumi. Per il resto i “fondamentali” restano solidi. L’occupazione è ai massimi, i redditi in crescita, l’inflazione sotto controllo, ma resta la scarsa fiducia delle famiglie. Per la Confcommercio i dati sono positivi tranne uno quello che a loro interessa, il freno ai consumi dovuti alla scarsa fiducia delle famiglie. “La conferma della stima negativa sul Pil nel secondo trimestre 2025 (-0,1%) riduce gli spazi di ottimismo sull’andamento dell’anno”, scrive la Confederazione.
Ciò che va bene
Restano però, segnala la Confcommercio, elementi favorevoli: occupazione in crescita, redditi ai massimi da oltre un decennio e inflazione sotto il 2%. Il mercato del lavoro si è rafforzato con oltre 2,1 milioni di posti creati in poco più di quattro anni, il 93% dei quali a tempo indeterminato. Le attese per la seconda parte del 2025 sono di stabilizzazione, senza nuove espansioni ma nemmeno contrazioni. Il reddito disponibile delle famiglie è al livello più alto dal 2011 (dal 2009 in termini pro capite). Sebbene il reddito da lavoro non abbia ancora recuperato completamente le perdite rispetto al 2019, potrebbe colmare il divario entro metà 2026.Sul fronte dei prezzi, l’inflazione si mantiene sotto il 2%: a settembre la variazione è nulla rispetto ad agosto e +1,7% su base annua. La discesa dei costi energetici compensa in parte le tensioni sui prezzi alimentari. Intanto, l’industria mostra segnali di recupero con la produzione tornata positiva a luglio. Secondo le stime, nei mesi estivi il Pil sarebbe cresciuto dello 0,4% congiunturale e dello 0,9% tendenziale, dopo la flessione primaverile ma i consumi restano deboli.
Turismo e tecnologia non bastano
L’indicatore Confcommercio mostra ad agosto un calo annuo dello 0,2%, con domanda di servizi in lieve crescita (+0,2%) ma beni in calo (-0,8%). “La spinta di turismo e tecnologia non basta a compensare il calo degli acquisti di auto, beni durevoli e abbigliamento. La distanza tra fondamentali positivi e comportamenti d’acquisto è evidente: a frenare le famiglie è la scarsa fiducia, condizionata dal ricordo dell’inflazione del biennio 2022-2023 e da decenni di crescita debole
Bce, il ricordo dell’inflazione
“Un’analisi Bce”, fa presente la Confcommercio, “segnala che in Italia la percezione del reddito disponibile è spesso distorta, tra chi lo sottostima e chi lo sopravvaluta, alimentando incertezza nei consumi. Pesano negativamente sulla fiducia delle famiglie italiane sia il ricordo della fiammata inflazionistica del biennio 2022-2023 sia la scarsa dinamica della produttività e dei redditi nel ventennio precedente il 2019”.
Moderata accelerazione
“Non troppo paradossalmente, l’aspetto positivo di questa condizione è che, almeno a nostro avviso, in assenza di nuovi shock negativi, non può durare. Quindi”, spiega il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “la progressiva rimozione dei vincoli alla fiducia potrebbe produrre nei prossimi mesi una moderata accelerazione dei consumi che avvicinerebbe l’economia italiana a una crescita attorno allo 0,7-0,8% già quest’anno e che, cosa ancora più importante, consentirebbe di costruire una buona eredità per il 2026“.