Tra aperture di principio e mosse sul campo, la distanza da un cessate il fuoco in Ucraina resta ampia. Mentre Kiev chiede sanzioni più dure e garanzie credibili e l’Alleanza atlantica è chiamata a gestire incidenti sempre più frequenti ai propri confini orientali, ieri Mosca ha ribadito di “restare aperta al dialogo e alla cooperazione”, con Vladimir Putin che, in un videomessaggio, ha assicurato il rispetto dei valori altrui e la disponibilità a una soluzione pacifica. Il Cremlino, per voce di Dmitri Peskov, ha però accusato l’Europa di “fare di tutto” per prolungare la guerra e di spingere Volodymyr Zelensky a continuare le operazioni militari: “Le pressioni occidentali non favoriscono alcuna soluzione”. Da Kiev, Zelensky ha rivendicato che l’Ue “sta facendo la sua parte” con il 19° pacchetto di sanzioni e ha sollecitato Washington ad allinearsi con misure “davvero dolorose”. Il presidente ucraino ha firmato nuove restrizioni contro propagandisti filo-Mosca e soggetti attivi nei territori occupati, denunciando al contempo l’afflusso di tecnologie straniere nell’arsenale russo: “Solo questa settimana oltre 1.500 droni d’attacco, 1.280 bombe guidate e 50 missili. Nelle armi russe sono stati trovati più di 132.000 componenti provenienti da Europa, America, Cina, Giappone e altri Paesi”. Obiettivo, ha ribadito, è “bloccare tutte le rotte di rifornimento ed elusione”.
Tensione nel Baltico
Sul fronte Nato, Tallinn ha denunciato la violazione del proprio spazio aereo da parte di tre MiG-31 russi, rimasti per 12 minuti in territorio estone e — secondo l’intelligence militare di Tallinn — insensibili ai segnali degli F-35 italiani impegnati nella missione di air policing. Berlino ha fatto decollare due Eurofighter per identificare un IL-20M russo in volo sul Baltico, prima di cederne la scorta ai partner svedesi. Il Consiglio Nord Atlantico si riunirà domani per discutere l’incidente. Dalla Repubblica Ceca, il presidente Petr Pavel ha invocato una risposta “adeguata” dell’Alleanza, arrivando a considerare l’abbattimento di jet russi in caso di nuove violazioni: “Cedere al male non è un’opzione”.
Usa, Ue e petrolio russo
Dagli Stati Uniti sono arrivati segnali contrastanti. Secondo fonti europee, il Pentagono ha preannunciato tagli ad alcune linee di assistenza militare a Lettonia, Lituania ed Estonia, invitando l’Europa a ridurre la dipendenza da Washington e prefigurando che l’Amministrazione concentrerà risorse su altre priorità. Donald Trump ha tuttavia assicurato aiuti alla difesa della Polonia “in caso di escalation russa” e ha rinnovato la pressione sui partner europei perché “smettano di acquistare petrolio” da Mosca, condizionando un inasprimento delle sanzioni al drastico calo degli acquisti energetici. Da Bruxelles, Ursula von der Leyen ha avvertito che “viviamo in tempi molto pericolosi” e che l’Europa deve essere “più autosufficiente e indipendente” in materia di sicurezza: pilastro europeo della difesa, programma “Prontezza per il 2030” e fino a 800 miliardi mobilitabili per l’industria militare, accelerando insieme il distacco dai combustibili fossili russi e gli investimenti in rinnovabili e nucleare di base. Gli incidenti recenti — ha sottolineato — dimostrano che “le ambizioni della Russia non si fermano all’Ucraina”. Ma nel dibattito sulle garanzie di sicurezza a Kiev, il presidente finlandese Alexander Stubb ha ricordato che tali impegni “sono un deterrente credibile solo se forti” e implicherebbero, per gli Stati firmatari, la disponibilità a reagire a un’eventuale futura aggressione russa. Le garanzie, ha precisato, scatterebbero dopo un accordo tra Mosca e Kiev e “la Russia non ha alcun diritto di veto sulle decisioni sovrane di uno Stato indipendente”.
Moldavia
Sul terreno informativo, una inchiesta della Bbc ha rivelato l’esistenza in Moldavia di una rete segreta filorussa — con presunti legami all’oligarca Ilan Shor e a un’Ong sanzionata in Ue, Usa e Regno Unito — volta a manipolare le elezioni del 28 settembre tramite propaganda a pagamento, “sondaggi” pilotati e campagne di disinformazione per contestare il risultato e indebolire il governo filo-europeo.
Zuppi: non abituarsi alla guerra
Nel frattempo, la Chiesa italiana ha richiamato a non “abituarsi mai all’orrore della guerra”. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, dopo l’incontro con un gruppo di donne ucraine alla ricerca di familiari scomparsi, ha invitato a trasformare la paura in azione concreta: “Tutti possiamo fare qualcosa, ma dobbiamo anzitutto disarmarci”. Il porporato ha ribadito che la missione di pace della Santa Sede prosegue, tra dossier su bambini deportati, scambi di prigionieri e tutela dei civili: “Non bisogna mai smettere di volere la pace”.