I raid aerei israeliani condotti la scorsa notte nel sud del Libano “costituiscono una violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza e mettono a rischio la fragile stabilità costruita dallo scorso novembre”. A denunciarlo è la missione di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), che in una nota ufficiale parla di un “colpo alla fiducia dei civili nella possibilità di una soluzione non violenta al conflitto”. Secondo quanto riferito da Unifil, i peacekeeper in due postazioni a Deir Kifa, nei pressi di Burj Qalawieh, sono stati costretti a rifugiarsi per motivi di sicurezza. “I raid hanno messo in pericolo la vita dei soldati libanesi, dei caschi blu e dei civili”, si legge nel comunicato.
La missione Onu ribadisce di essere quotidianamente impegnata sul terreno, in coordinamento con l’esercito libanese, “per ristabilire la stabilità nel sud e lungo la Blue Line”. Ma avverte: “Un’ulteriore escalation mette a rischio i progressi faticosamente raggiunti dalle parti”.
Appello diretto
Unifil ha quindi rivolto un appello diretto alle Forze di difesa israeliane affinché “si astengano da ulteriori attacchi e si ritirino completamente dal territorio libanese”. Allo stesso tempo, le Nazioni Unite sollecitano tutte le parti coinvolte a “rispettare gli obblighi previsti dalla risoluzione 1701 e dall’intesa sul cessate il fuoco”, strumenti che – sottolinea la missione – esistono “per risolvere le controversie ed evitare il ricorso unilaterale alla violenza”.