Nel primo semestre del 2025 le banche italiane hanno erogato prestiti alle imprese per 23,7 miliardi di euro, sostenuti da garanzie pubbliche per 16,6 miliardi. Le domande accolte sono state 128.587, con una copertura media del 70%. È quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui il sistema delle garanzie statali si conferma ormai una componente strutturale del credito alle imprese.
Lo stock complessivo di garanzie attive resta stabile attorno ai 270 miliardi di euro – pari al 13-14% del Pil – in linea con i livelli di fine 2024. Si tratta di un valore nettamente superiore a quello registrato nel 2019, prima della pandemia, quando le garanzie pubbliche ammontavano a 85,8 miliardi (4,7% del Pil).
Dall’emergenza alla stabilizzazione
Secondo Unimpresa, l’evoluzione dello strumento può essere suddivisa in tre fasi:
2020-2021: la fase emergenziale, con oltre 500 miliardi di nuovi prestiti sostenuti da garanzie statali e un picco cumulato superiore ai 350 miliardi. Il rapporto garanzie/Pil superò il 16%.
2022-2023: l’avvio del rientro, con flussi ridotti a 40-50 miliardi l’anno, pur restando sopra i livelli pre-pandemici.
2024-2025: la fase di consolidamento, con una “nuova normalità” di 20-25 miliardi di operazioni garantite a semestre.
Nel 2024 le escussioni si sono fermate a 2,5 miliardi di euro, meno dell’1% dello stock, e nei primi sei mesi del 2025 si attestano a circa 500 milioni. Un dato che, secondo Unimpresa, conferma la tenuta della qualità del credito garantito, pur con alcune criticità segnalate da Banca d’Italia soprattutto tra gli istituti di dimensioni minori.
Il confronto europeo
Nel panorama UE, l’Italia si conferma tra i Paesi con maggiore utilizzo delle garanzie pubbliche: con il 13,4% del Pil, si colloca sopra la media europea (10-12%) e in linea con Francia e Spagna. Più contenuto, invece, il ricorso in Germania (7-8%), grazie alla maggiore solidità patrimoniale del tessuto produttivo e bancario.
Il nodo politico ed economico
“Le garanzie pubbliche sui prestiti alle imprese restano una componente strutturale del credito italiano. È un impegno rilevante per lo Stato e per la collettività“, osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, secondo cui il tema dovrebbe avere un ruolo centrale nel confronto tra governo e Abi sulla prossima legge di bilancio e sulla tassazione degli extraprofitti bancari.
“Non si tratta solo di aliquote o gettiti – aggiunge Longobardi – ma di collegare la contribuzione straordinaria del settore bancario all’uso di uno strumento che ha permesso di tenere in piedi centinaia di migliaia di piccole e medie imprese“.
Prospettive future
Per Unimpresa, il sistema delle garanzie non può più essere visto come una misura emergenziale. Occorre invece orientarlo a obiettivi di medio-lungo termine, concentrando le risorse su settori strategici come transizione digitale ed ecologica, filiere esportatrici e imprese giovanili.
Altre priorità riguardano la riduzione della burocrazia, tempi più rapidi di erogazione, maggiore trasparenza e un monitoraggio costante della qualità del credito garantito, così da evitare che un peggioramento del ciclo economico possa trasformare le escussioni in un rischio per i conti pubblici.
Il ruolo delle pmi, che rappresentano oltre il 95% delle imprese italiane e il 75% dell’occupazione, resta centrale: “Mantenere e migliorare questo strumento – conclude Unimpresa – significa garantire stabilità e prospettive di crescita all’intero sistema produttivo nazionale“