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Fisco, “Decreto tombale” per ridare fiducia a imprese e cittadini

Si ragioni sui numeri e sulla possibilità di rafforzare l’economia dando a tutti la possibilità di tornare ad essere protagonisti nella società
domenica, 14 Settembre 2025
3 minuti di lettura

Si accende il dibattito sulla “Rottamazione Quinquies”, ma il Magazzino fiscale dei crediti inesigibili continua a crescere. Serve una svolta realistica per rilanciare attività produttive e consumi

Il tema fisco con l’annunciata “Rottamazione Quinquies”, agita le forze politiche con il ministro Matteo Salvini che la vuole estesa a tutti i contribuenti in difficoltà e il vice ministro Maurizio Leo che invoca il “grano salis” per non ampliare all’intera platea dei cosiddetti morosi gli sconti previsti. Vedremo nei prossimi giorni come andrà a finire, cosa arriverà e sarà deciso in Consiglio dei ministri e in Parlamento.

Più sperperi che evasione

Il tema fisco è controverso se lo si affronta in termini ideologici – quindi l’eterna battaglia tra cittadini ligi al dovere di pagare e altri identificati come furbetti – quello di “bravi e cattivi” è un modo usato e abusato per semplificare una realtà italiana che invece molto più controversa. Gli sperperi dello Stato, ad esempio, ammontano a 180 miliardi di euro all’anno, una cifra superiore agli 83,6 miliardi stimati per l’evasione fiscale nel 2021. Quindi non ci saranno mai abbastanza tasse per porre un argine allo Stato che spende le risorse dei cittadini in modo così generoso.

Di questo aspetto senza alzare l’indice accusatorio ma semplicemente valutando le cifre si può trarre una prima conclusione che in difetto siamo un po’ tutti compreso lo Stato, ma in questo calderone vanno fatti dei distinguo. In primo luogo i numeri: ad oggi ci sono oltre 26 milioni di cartelle esattoriali in sospeso. Un peso generato anche dalla formidabile tassazione che grava su imprese, famiglie e persone. Tra tasse dirette e indirette, aliquote e addizionali che variano da Regione e Regione e da Comune a Comune, si attiva a pagare anche il 60%. Mentre questo anno le imprese hanno lavorato per il fisco fino al 9 luglio.

Assediati dagli adempimenti

Uscire dal labirinto delle tasse appare impossibile per qualsiasi piccola impresa, artigiano, micro imprenditore, lavoratore autonomo, dovrà stentare non poco a trovare la strada della ripresa. Una via tutta in salita anche a causa dei pesanti adempimenti tributari e previdenziali che si hanno di fronte.

Cittadini sotto sequestro dalle cartelle

Sarebbe da spiegare infatti come il contribuente può stare al passo dei pagamenti verso l’erario se i costi della vita, dalla energia agli alimenti, dai servizi pubblici alla sanità, sono in aumento. In più lo Stato grava i mancati pagamenti con una mannaia così pesante che alla fine in molti gettano la spugna. Il ministro Salvini parlando di “Pace fiscale”, realisticamente chiosa: “Significa liberare milioni di lavoratori italiani da un sequestro di queste cartelle esattoriali che nel frattempo si sono moltiplicate”.

I conti che non tornano

Negli ultimi anni il Magazzino fiscale dei crediti inesigibili ha raggiunto una cifra record, attestandosi s fine 2024 sui 1.268 miliardi di euro. Una cifra in crescita dai 1.206 miliardi di euro registrata al 31 dicembre 2023. E lo sarà anche nel rapporto tra 2024 e 2025.

Questi i numeri in gioco, onestamente queste cifre così alte da far venire le vertigini si possono imputare ai furbi e furbetti, (che comunque vanno stanati) oppure ad un sistema che va cambiato, noi diremmo da modificare radicalmente, perché rappresenta così solo un totem buono per dispute ma del tutto illusorio sul piano pratico dal voler, con le brutte o con le buone, recuperare centinaia di miliardi. La maggior parte invece, il 90% sono crediti inesigibili: imprese e ditte che non ci sono più, debitori ormai deceduti; pratiche fallimentari etc etc. Nel contempo ci sono

imprenditori – come spiegano i numeri ad esempio del piccoli spazi commerciali – che o pagano o abbassano le saracinesche. Se si vuole fare un po’ di conti allora il totale realisticamente recuperabile – il calcolo è oggetto di studio dell’Osservatorio Conti pubblici italiani (Osservatorio CPI) – sono soli 99 miliardi di euro, ovvero meno del 10% del magazzino fiscale complessivo.

I danni della imposizione coercitiva

Al contrario tra tassazioni, recupero crediti, il finire nell’elenco delle segnalazioni di cattivi pagatori – con conti correnti chiusi e quindi bloccati in tutto e per tutto – la stragrande maggioranza dei cittadini e imprenditori in debito con lo Stato è costretta a chiudere con un doppio danno: quello di una attività produttiva cancellata e il fatto che, meno imprese significa, niente introiti per lo Stato e per tutto il resto con la desertificazione dei centri cittadini, meno lavoro, meno consumi, niente sviluppo e idee innovative.

“Decreto Tombale”, scelta razionale e realistica

La via d’uscita che ripetiamo da tempo, è una sola: la necessità realistica e conveniente di un “Decreto Tombale”, si devono azzerare i debiti e ripartire. Questo, va sottolineato: – non significa un colpo di spugna su reati finanziari gravi dove sono in atto inchieste o altro -, ma una possibilità reale di ripresa per le imprese, in particolare per le piccole attività e; una possibilità di rilancio anche di investimenti e sviluppo. Così per le famiglie e le singole persone che oggi sono chiuse in un angolo con un aggravio per il già traballante sistema del welfare che non potrà sostenere il peso di milioni richieste di aiuto economico.

La svolta necessaria

Realismo e coraggio devono ispirare l’azione politica soprattutto quando la forza dei numeri indica una strada obbligata. Si può scegliere anche di non vedere la realtà, ma tra un anno constateremo, ancora una volta impotenti, che la montagna dei crediti del Magazzino fiscale sarà ancora cresciuto. Un macigno che rischia di crollarci addosso.

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