La falsa ‘Donazione di Costantino’ ( 274/337) di Lorenzo Valla (1407/1457)
“Voi sapete che ci fu la famosa ‘Donazione di Costantino’ nel 314, donata a Papa Silvestro. Con questa donazione la giurisdizione civile su Roma, sull’Italia e sull’Occidente veniva riconosciuta alla Chiesa; veniva riconosciuto il potere imperiale del Papa; veniva riconosciuto al vescovo di Roma il ‘principatus’ cioè la capacità di essere il primo di tutti i Patriarchi delle varie Chiese. Nel 1441 un grande umanista, un grande filologo, Lorenzo Valla, studia il documento e dimostra che questo documento è un falso. Ma come lo dimostra? Lo dimostra con l’arte, con la scienza della filologia: confronta il documento e scopre che in questo documento della ‘Donazione di Costantino’ c’erano delle parole, dei barbarismi che non potevano essere possibili ancora nel 314; perché sono venute fuori dopo; e allora la Chiesa subito reagisce e mette all’indice dei libri proibiti il libro di Lorenzo Valla. Ma la filologia, la capacità di comprendere e di studiare queste cose è servita alla Democrazia; è servita alla storia; è servita a farci capire gli imbrogli e le ‘fake news’ che circolano e che sono costruite dagli imperialismi in maniera fraudolente”.
“…Eliminare le lingue del passato significa creare un vuoto, una rottura con la memoria, perché se noi non insegneremo più il sanscrito, il latino e il greco perché si chiudono le discipline, nessuno le imparerà più e quando saranno morti gli ultimi conoscitori del greco, gli ultimi conoscitori del latino, gli ultimi conoscitori del sanscrito, nel mondo non ci sarà mai più un essere umano in grado di leggere un documento del passato, in grado di leggere un epigrafe romana, in grado di capire che cosa c’era prima”.
Uccidere il rapporto con la memoria
“Il nostro mondo non capisce che se noi uccidiamo il rapporto con la memoria noi uccideremo l’impossibile, noi uccideremo la possibilità di capire il presente e di prevedere il futuro. Se noi tagliamo con la memoria, una volta che non avremo più queste cose a cosa serviranno le biblioteche, gli archivi? Non serviranno a niente”. “Non ci saranno più paleografi in grado di leggere i documenti se non ci saranno latinisti in grado di capire gli scavi archeologici; noi saremmo – come dire – completamente immersi da un’amnesia totale; quindi non sapremo più niente del passato; saremo degli ignoranti e quando noi uccidiamo il passato stiamo uccidendo il nostro”.
Sul concetto di rapidità-lentezza e neoliberismo
“Un’altro effetto negativo dell’azienda è quello della rapidità, cioè: adesso. Il mito della nostra società tecnologica: più è rapido meglio è” “… un’idiozia totale; cioè la rapidità che è un valore, un mito del neoliberismo, è una grandissima menzogna. Non è vero che per imparare, per coltivare relazioni umane, per riflettere e capire bisogna essere rapidi. Al contrario: c’è bisogno di lentezza. La Scuola, l’Università dovrebbe essere il luogo dove noi testiamo ‘l’elogio della lentezza’, dove noi critichiamo questa follia che si sta spargendo nel mondo dove tutto è più veloce”.
Tra lo Slow food e lo Slow lerning
Cita persino Carlo Petrini (1949), gastronomo, sociologo, scrittore e fondatore dell’associazione ‘Slow Food’: “…un uomo geniale, Petrini; ha inventato lo slogan Slow perché bisognava mangiare nei McDonald’s. Secondo l’ideologia anglosassone: no veloce e subito. No! Bisogna mangiare lentamente, perché mangiare è un’arte, mangiare fa parte della cultura”. “…La scuola dovrebbe essere uno ‘Slow learning’, cioè un apprendimento che passa attraverso un tempo che si dà ai professori che insegnano e agli studenti che stanno dall’altra parte per imparare”.
Friedrick Nietzsche (1844/1900)
“Nietzsche, grandissimo filosofo, pubblica un libro ‘Aurora’, una raccolta di aforismi; lo pubblica nel 1881; poi esce la seconda edizione nel 1886 e dice”:
“Avrei dovuto scrivere una prefazione per l’edizione dell’ottanta ma non ho avuto il tempo, ho aspettato la seconda edizione, l’ho scritto 5 anni dopo perché non bisogna avere fretta nelle cose che facciamo; la fretta non ci aiuta a capire; la fretta non ci aiuta a riflettere”.
Il prof. Ordine cita Nietzsche anche per “la riflessione filologica, ricorrendo a un termine raffinato e prezioso: ‘orafi della parola’, in contrapposizione al linguaggio di alcuni politici”: “…in un Parlamento dove la lingua viene mortificata tutti i giorni”.
“…Avere delle persone che siano orafi della parola, che scolpiscono le parole, che le rendono preziose. Noi abbiamo, invece, persone che le parole le rovinano, le storpiano; le riducono a significati che sono contrari a quelle che le parole veramente vorrebbero”.
Riduzione anni scolastici
Il prof. Ordine considera ‘follia’ la revisione sulla durata dei cicli scolastici e universitari.
“Chi insegna all’Università e chi insegna nei licei sa benissimo le difficoltà che incontriamo: i licei sono diventati delle scuole medie, le università dei licei. Tutto il livello della società si sta abbassando verso il basso, sta andando in una maniera verso un declino”.
E, a tal proposito, dice che:
“C’è un bellissimo libro: ‘3+2 uguale zero’”.
La riflessione sulla scuola di Jean Jacques Rousseau (1712/1778)
“La più grande riflessione sulla scuola l’ha data un grande maestro di pedagogia Rousseau il quale, nel 1762, scrive”:
“…mi azzarderei qui esporre la più grande, la più importante regola di tutta l’educazione: non è di guadagnare tempo, ma di perdere…”
Il prof. Ordine prosegue nel suo intervento, in linea col pensiero del pedagogo Rousseau, sottolineando che: “Perdere tempo significa ricordare la radice della scuola. Noi abbiamo dimenticato che dal punto di vista etimologico la scuola, scholè, dal greco (tempo libero, ozio, svago); dal greco significa ‘l’otium lati’, significa occuparsi di un tempo che io dedico a me; di un tempo che io dedico alla mia conoscenza; di un tempo libero da qualsiasi forma di utilitarismo. Noi, invece, abbiamo trasformato la scuola nel più alto condensato di utilitarismo e, quindi, in questo fa a pugni con la radice etimologica di questa parola, contrariamente a quanto la scuola azienda neoliberista ci vuole far credere. Ascoltare un concerto, leggere una poesia, osservare… non significa perdere, significa guadagnare tempo; significa riappropriarci del nostro; significa rendere più umano il nostro; significa rendere perfetto per difendere il lavoro; per difendere in senso forte e che significa fare nella ricerca scientifica. Io parlo della ricerca scientifica di base, non la ricerca scientifica a gettoni, come la vede adesso l’Europa”.
Segue prosieguo lezione e altre citazioni
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