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A Gaza 370 i morti per fame, un terzo sono bambini. Attacchi Houthi e in Libano

Hamas: "Pronti a un'intesa e a rilascio ostaggi", Tel Aviv respinge l'offerta
venerdì, 5 Settembre 2025
2 minuti di lettura

Sul suolo di Gaza la giornata di ieri è stata segnata da nuovi bombardamenti: fonti ospedaliere parlano di almeno 54 palestinesi uccisi dall’alba, 31 dei quali a Gaza City; il conteggio complessivo dei morti dall’inizio della guerra supera, secondo le autorità locali, quota 64 mila. L’Idf ha effettuato raid anche in Cisgiordania, con arresti a Nablus e nel governatorato di Hebron. In una seduta a porte chiuse della Commissione Esteri e Difesa della Knesset, un rappresentante militare ha riconosciuto che la conquista di Gaza City non garantirebbe di per sé il crollo di Hamas, pur avendo un forte valore simbolico; stime interne indicano ancora centinaia di migliaia di civili presenti nell’area.

Hamas rilancia. Ben-Gvir: “resa totale”

Sul dossier ostaggi si registra un inedito incrocio di segnali. Hamas ha rilanciato la disponibilità a un accordo “globale”: liberazione di tutti i rapiti in cambio di un numero concordato di prigionieri palestinesi, ritiro dell’Idf dalla Striscia, riapertura dei valichi e avvio della ricostruzione. L’offerta è stata respinta dal governo israeliano e bollata come “montatura” da Netanyahu; il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha risposto chiedendo la “resa totale” del movimento. Il Forum dei familiari degli ostaggi ha esortato Israele, Stati Uniti e mediatori a riunire subito i team negoziali “fino all’intesa”, citando la cosiddetta proposta Witkoff. Un mediatore palestinese informale per conto di canali statunitensi, l’imprenditore Bishara Bahabah, parla di “segnali positivi” da Hamas sulla prospettiva di una soluzione stabile.

Attacchi Houthi e Libano

Il conflitto continua a riverberarsi ben oltre Gaza. Gli Houthi yemeniti hanno rivendicato il lancio di un missile balistico verso l’aeroporto Ben Gurion, presentandolo come “prima risposta” all’aggressione a Gaza. Resta teso anche il capitolo libanese. A proposito dell’incidente che due giorni fa ha coinvolto militari ghanesi di Unifil, un funzionario israeliano ha espresso “sorpresa” per la “profonda preoccupazione” manifestata dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, rivendicando la stretta coordinazione fra Idf e comando Unifil e l’invio a Roma di report dettagliati sull’accaduto. Crosetto aveva parlato di “una scelta”, non di un errore.

Tensioni interne

In Israele, il fronte interno conosce nuove strette. Una proposta di legge, sostenuta dalla coalizione, prevede multe fino a 29.200 shekel (poco meno di 7.500 euro) per chi blocca strade o accende fuochi durante le manifestazioni, con inasprimenti per i recidivi: un salto di scala rispetto all’attuale sanzione di 250 shekel. Il provvedimento arriva mentre le proteste contro il governo — nate con la riforma della giustizia e riaccese dalla questione ostaggi — continuano a riempire le piazze, soprattutto a Tel Aviv.

Herzog a Londra

Il capo dello Stato israeliano è atteso la prossima settimana a Londra, tra martedì e mercoledì, per la sua prima visita nel Regno Unito dopo oltre un anno e mezzo di guerra a Gaza: un viaggio che, secondo indiscrezioni, potrebbe intercettare proteste diffuse in una società britannica attraversata da dissensi anche nel partito laburista di governo. In Italia, intanto, il dibattito è acceso intorno alla Global Sumud Flotilla: la premier Giorgia Meloni ha definito “preferibili altri canali” pur garantendo tutele, mentre l’Unione Sindacale di Base ha deliberato lo sciopero generale immediato nel caso di un attacco che impedisca l’arrivo degli aiuti a Gaza. Sullo sfondo, dati drammatici della crisi umanitaria: a Gaza i morti per fame sarebbero arrivati a 370, un terzo bambini. Parallelamente, due relatrici speciali dell’Onu hanno denunciato l’uccisione, negli ultimi dieci giorni, di altri sei giornalisti palestinesi a Gaza: secondo le stime citate, almeno 248 reporter sarebbero stati uccisi dall’inizio del conflitto, “più che in qualsiasi altro teatro dei tempi moderni”. Le esperte chiedono indagini penali indipendenti, riparazione per le famiglie e accesso “pieno e libero” ai media internazionali, avvertendo del rischio che “le ultime voci” a Gaza vengano messe a tacere.

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