Donald Trump rilancia la sua battaglia commerciale e legale. Dopo la sentenza della Corte d’appello federale che ha dichiarato “in gran parte illegali” i dazi imposti negli ultimi mesi, il Presidente degli Stati Uniti ha presentato ricorso urgente alla Corte Suprema, denunciando “gravi danni alle trattative internazionali” e invocando una revisione accelerata entro novembre. Al centro della controversia c’è l’uso dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), una legge del 1977 pensata per affrontare minacce straordinarie in situazioni di emergenza nazionale. Trump l’ha utilizzata per giustificare l’imposizione di tariffe su decine di partner commerciali, tra cui Cina, Canada e Messico, aggirando il voto del Congresso. Una manovra che, secondo i giudici, viola la Costituzione, attribuendo al presidente poteri che spettano al legislativo. Il Dipartimento di Giustizia ha chiesto alla Corte Suprema di “preservare le ingenti tariffe doganali” e di riconoscere la legittimità degli ordini esecutivi, sostenendo che la loro revoca esporrebbe gli Stati Uniti a ritorsioni e metterebbe a rischio la stabilità economica. “Se saltano le tariffe reciproche, diventiamo un Paese del terzo mondo”, ha tuonato Trump in una nota. Nel frattempo, le piccole imprese colpite dai dazi attendono con ansia una decisione. Alcuni avvocati, pur riconoscendo la necessità di una risoluzione rapida, contestano la legalità delle misure e chiedono il ripristino delle regole costituzionali. Il verdetto della Corte Suprema, atteso entro l’autunno, potrebbe ridefinire il perimetro dei poteri presidenziali in materia economica e influenzare profondamente i futuri equilibri commerciali globali.
