Sei pazienti oncologici su dieci in Italia ricevono radioterapia durante il loro percorso terapeutico. Una percentuale che conferma l’importanza di questa disciplina nella lotta contro il cancro, ma che non trova ancora adeguata rappresentazione nell’opinione pubblica, spesso condizionata da timori e informazioni incomplete. In occasione del World Radiotherapy Awareness Day del 7 settembre, l’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica (AIRO) aderisce all’iniziativa internazionale lanciando un messaggio forte e condiviso: raccontare la radioterapia come alleanza di scienza, tecnologia e umanità.
“La radioterapia non è solo tecnologia avanzata: è relazione, cura e precisione. Significa lavorare ogni giorno per integrare scienza e umanità, offrendo ai pazienti strumenti concreti per affrontare le cure con fiducia e serenità” ha dichiarato Marco Krengli, presidente AIRO.
Il futuro nelle mani dei giovani
In Italia sono circa 185 i centri di radioterapia attivi, dotati di apparecchiature sempre più moderne anche grazie agli investimenti del Pnrr e a iniziative ministeriali. Dietro ogni trattamento, ricorda Krengli, opera un’équipe multidisciplinare fatta di medici, fisici, tecnici e infermieri, impegnati a garantire percorsi personalizzati. La radioterapia rappresenta oggi una delle frontiere più innovative della medicina oncologica, grazie a tecnologie di ultima generazione e protocolli sempre più personalizzati. Per i giovani medici si tratta di una scelta che unisce ricerca clinica, precisione tecnologica e attenzione alla persona.
“Scegliere la radioterapia significa essere protagonisti in prima linea – sottolinea Krengli –. Non è solo ‘curare con le macchine’, ma far parte di una disciplina che guarda al futuro con innovazione e umanità”.
ʼOne Voice for Radiotherapyʼ
Il tema scelto quest’anno a livello internazionale, ʼOne Voice for Radiotherapyʼ, invita a parlare con una sola voce per abbattere i pregiudizi e rendere più chiara l’informazione ai cittadini. Significa anche promuovere l’accesso equo ai trattamenti su tutto il territorio nazionale, ancora segnato da differenze regionali. “Solo diffondendo la cultura radioterapica – conclude Krengli – possiamo ridurre le paure, abbattere le disuguaglianze e promuovere scelte più consapevoli, oggi e per le generazioni future”.