Diplomazia e guerra corrono in parallelo. Da Pechino, Vladimir Putin ha detto di essere pronto ad alzare il livello del dialogo con Kiev “fino a un incontro con Zelensky, se è pronto: che venga a Mosca”. Un’apertura condizionata, accompagnata dall’ennesima fotografia bellica (“stiamo avanzando su tutti i fronti”) e da una bordata alla Germania, dopo che il cancelliere Friedrich Merz lo ha definito “il più grave criminale di guerra dei nostri tempi”. Il Cremlino ha liquidato le parole di Berlino come “ostili” e non degne di considerazione. Volodymyr Zelensky, intanto, ha trascorso la giornata tra Danimarca e Francia per spingere gli alleati ad aumentare la pressione su Mosca, soprattutto sull’economia di guerra. All’orizzonte, già domani, il vertice della Coalizione dei Volenterosi: a Parigi potrebbe collegarsi in video anche Donald Trump. “Spero di parlare con lui di sanzioni”, ha detto Zelensky, che punta a un pacchetto più incisivo e a garanzie di sicurezza credibili contro futuri attacchi.Sul terreno, la notte è stata tra le più dure degli ultimi mesi: Kiev riferisce il lancio di 526 tra droni e missili (502 droni e 24 missili). L’aeronautica ucraina rivendica l’abbattimento di 430 droni e 21 missili; tre missili e 69 droni avrebbero comunque colpito 14 località, con blackout a Chernihiv, ritardi ferroviari fino a sette ore nello snodo di Znamianka e incendi in depositi e infrastrutture civili nell’ovest del Paese. Mosca non ha commentato, ribadendo in precedenza che gli attacchi a infrastrutture civili sarebbero “funzionali a ostacolare lo sforzo bellico” ucraino. Dalla linea del fronte arrivano rivendicazioni e contro-narrazioni: Mosca sostiene di controllare “circa metà” di Kupiansk (regione di Kharkiv), ma analisti indipendenti invitano alla cautela sull’effettivo mantenimento delle posizioni. In Lituania, infine, un presunto drone ha ritardato l’atterraggio del volo militare con a bordo il presidente Gitanas Nausėda, poi atterrato in sicurezza a Vilnius dopo manovre di precauzione.
Riconoscimento regioni annesse
Sul versante negoziale, Sergej Lavrov ha scandito le condizioni di Mosca per una “pace duratura”: riconoscimento internazionale delle cinque regioni annesse (Crimea, Sebastopoli, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson), rimozione delle “cause profonde” del conflitto – cioè la minaccia percepita dall’espansione Nato – e tutela dei diritti linguistici e culturali russofoni nei territori sotto Kiev. Parole respinte dal ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha: “È la solita serie di ultimatum sempre più irragionevoli: servono nuove sanzioni severe per riportare Mosca alla ragione”. Il clima si avvelena ulteriormente con l’attacco personale della portavoce russa Maria Zakharova, che ha definito Zelensky “dipendente da farmaci”, invitando a “non orientarsi” sulle sue dichiarazioni. Sullo sfondo, la diplomazia russa insiste sul fatto che “date e luoghi del prossimo round con gli Stati Uniti” sarebbero in discussione, mentre a Bruxelles e nelle capitali europee la parola d’ordine è prudenza.
Rutte: chiarezza su sicurezza
Non solo deterrenza: c’è anche l’architettura delle garanzie. Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha detto di aspettarsi “chiarezza domani, o subito dopo” su cosa l’Europa potrà offrire a Kiev in termini di sicurezza post-guerra. Il dibattito tocca anche l’articolo 42.7 del Trattato Ue – una clausola di mutua difesa paragonata all’articolo 5 Nato – che, in prospettiva, darebbe all’Ucraina un ombrello europeo se e quando entrasse nell’Unione: ipotesi lontana, ma sempre meno teorica.
Cooperazione industriale
Sul fronte economico, una missione FMI è al lavoro a Kiev: il governo stima per quest’anno un deficit di circa 38 miliardi di dollari e cerca di coprire i fabbisogni 2026–2027, per i quali solo un terzo dei 65 miliardi necessari sarebbe al momento assicurato. Dal 2022 gli aiuti esteri totali hanno sfiorato i 145 miliardi, mentre il programma EFF del Fondo da 15,5 miliardi ha già erogato 10,6 miliardi. Nel frattempo, prende forma la cooperazione industriale: la Danimarca ha annunciato che l’ucraina Fire Point produrrà vicino alla base di Skrydstrup il carburante per i missili a lungo raggio “Flamingo”, finora descritti da Zelensky come l’arma domestica più efficace. Copenaghen rivendica oltre 10 miliardi di dollari di aiuti militari dall’inizio dell’invasione. A Tallinn, Kaja Kallas ha riunito i ministri della Difesa dei volenterosi per coordinare nuovi passi.