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Il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, in Messico tra diplomazia e pressing elettorale

mercoledì, 3 Settembre 2025
1 minuto di lettura

In un momento di crescente tensione tra Washington e i suoi vicini meridionali, il Segretario di Stato USA, Marco Rubio, è atterrato ieri nella capitale messicana per una serie di colloqui ad alto livello sulla sicurezza regionale. La visita, ufficialmente definita “di cooperazione bilaterale”, si inserisce nel contesto della nuova campagna di pressione lanciata da Donald Trump, tornato al centro della scena politica americana con toni sempre più assertivi. Rubio, considerato uno dei principali emissari del fronte conservatore in America Latina, ha incontrato il ministro degli Interni messicano e rappresentanti delle forze di sicurezza, discutendo di traffico di stupefacenti, migrazione irregolare e infiltrazioni criminali lungo il confine. “La sicurezza non è solo una questione americana, è una responsabilità condivisa,” ha dichiarato il Segretario di Stato, sottolineando la necessità di “azioni concrete e coordinate”. Dietro le quinte, tuttavia, la missione assume contorni più strategici. Fonti vicine alla campagna di Trump parlano di un piano per rafforzare la narrativa del “confine sotto assedio”, con Rubio incaricato di sondare la disponibilità del governo messicano a collaborare su misure più rigide, inclusa la possibilità di pattugliamenti congiunti. Il presidente messicano López Obrador, pur mantenendo un tono diplomatico, ha ribadito che “il Messico non accetterà pressioni esterne che compromettano la sua sovranità”. La visita di Rubio, sebbene presentata come tecnica, è stata letta da molti analisti come un tassello della strategia trumpiana per rimettere al centro del dibattito la questione migratoria e la sicurezza nazionale. Mentre Trump intensifica i suoi comizi e rilancia slogan da campagna elettorale, la trasferta messicana di Rubio segna un nuovo capitolo nella complessa partita geopolitica tra i due Paesi. Un gioco dove la sicurezza diventa moneta di scambio, e ogni visita diplomatica può trasformarsi in un messaggio elettorale.

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