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Papa Leone XIV

Il Papa: “La vita non è una gara, la Chiesa sia palestra di umiltà”

Leone XIV richiama i fedeli a riscoprire l’umiltà come vera forma di libertà e rinnova l’appello per la pace in Ucraina: “La voce delle armi deve tacere”
lunedì, 1 Settembre 2025
2 minuti di lettura

All’Angelus di questa domenica Papa Leone XIV ha richiamato i fedeli a un messaggio di semplicità e interiorità. Commentando un passo del Vangelo, ha osservato come anche oggi molte persone vivano le relazioni come una corsa a conquistare i primi posti. “La vita non è una gara” ha detto il Pontefice, invitando tutti a fermarsi e a riflettere su ciò che realmente conta. Per lui la libertà nasce quando si abbandona la logica del confronto costante con gli altri.

L’umiltà come forma di libertà

Nelle sue parole il Papa ha legato il concetto di libertà a quello di umiltà. “L’umiltà è la libertà da sé stessi” ha spiegato, sottolineando che non significa svalutarsi ma avere lo sguardo rivolto oltre il proprio ego. Chi si mette costantemente al centro, ha aggiunto, dimostra insicurezza, mentre chi si sente prezioso agli occhi di Dio possiede una dignità che non ha bisogno di essere ostentata.

La Chiesa come palestra di umiltà

Il Pontefice ha chiesto che la Chiesa diventi “una palestra di umiltà”. Ha usato questa immagine per descrivere un luogo aperto a tutti, dove i posti non si conquistano con competizione o merito ma sono offerti come dono. Ha ricordato che andare a Messa è anche l’occasione per ascoltare come Gesù “ci descrive con i suoi occhi” e per accettare un modo diverso di vedere noi stessi.

L’appello per la pace in Ucraina

Nel suo intervento Papa Leone XIV ha rivolto un nuovo richiamo alla pace in Ucraina. Ha parlato di una guerra che “continua a seminare morte e distruzione”, ricordando i bombardamenti che hanno colpito città e villaggi, compresa la capitale Kyiv. Ha chiesto un cessate il fuoco immediato, sollecitando i responsabili del conflitto a rinunciare alla “logica delle armi” e a intraprendere la strada del negoziato.

“La voce delle armi deve tacere”

Il Papa è stato netto nel suo appello: “La voce delle armi deve tacere, mentre deve alzarsi la voce della fraternità e della giustizia”. Con queste parole ha indicato la necessità di soluzioni politiche e diplomatiche. Per chiarire, la parola “cessate il fuoco” significa l’interruzione immediata di tutte le ostilità militari. La comunità internazionale, ha aggiunto, deve sostenere ogni sforzo in questa direzione.

Vicinanza alle vittime e ai bambini colpiti dalla violenza

Le parole del Pontefice hanno toccato anche le conseguenze della violenza nel mondo. Ha pregato per le vittime della guerra e ha ricordato in particolare i bambini coinvolti nella recente sparatoria in una scuola del Minnesota. Ha definito la proliferazione delle armi “una pandemia” che infetta il pianeta, grande e piccola che sia, e ha invocato l’intervento divino per fermare questa spirale.

La tragedia dei migranti

All’Angelus è stato ricordato anche il naufragio avvenuto al largo della Mauritania, in cui più di cinquanta persone hanno perso la vita e un centinaio risultano disperse. Il Papa ha parlato di una “tragedia mortale” che purtroppo si ripete quotidianamente e ha invitato a tenere viva la memoria delle parole evangeliche: “Ero straniero e mi avete accolto”. Ha affidato i morti e i dispersi all’abbraccio del Salvatore.

Custodire il Creato come casa comune

Infine Leone XIV ha richiamato la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, che si celebra il 1° settembre. Istituita da Papa Francesco dieci anni fa insieme al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, quest’anno ha come tema “Semi di pace e di speranza”. Il Pontefice ha invitato tutti a lodare il Creatore e a prendersi cura della Terra, definita “casa comune”. Dal 1° settembre al 4 ottobre, festa di San Francesco, le comunità cristiane saranno coinvolte in momenti di preghiera e riflessione dedicati all’ambiente.

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