La crisi nella Striscia di Gaza continua a mietere vittime. Secondo le autorità locali, il bilancio degli ultimi raid israeliani supera i 75 morti, tra cui cinque giornalisti rimasti uccisi nell’attacco all’ospedale Nasser. L’Unione europea ha definito “inaccettabile” l’uccisione di operatori dell’informazione e civili, chiedendo a Israele di rispettare il diritto internazionale e di avviare un’indagine indipendente. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, in conferenza stampa con il premier belga Bart De Wever, ha affermato di non credere che il raid fosse mirato ai giornalisti. Ha però riconosciuto che il bombardamento è la conseguenza diretta del piano israeliano di espansione delle operazioni verso Gaza City. Merz ha ribadito la sospensione della fornitura di armi a Israele, definendo “inaccettabile” ciò che l’esercito sta compiendo nella Striscia.
Secondo il ministero della Salute di Gaza, il complesso medico è stato colpito due volte: prima un obiettivo al quarto piano, poi un secondo attacco mentre arrivavano le ambulanze. Nelle immagini diffuse da Al Ghad si vedono giornalisti e soccorritori colpiti mentre tentavano di salire sul tetto.
L’appello di 206 diplomatici europei
La condanna si somma a una lettera sottoscritta da 206 ex ambasciatori e funzionari europei che denunciano le “azioni illegali del governo israeliano” e sollecitano l’Ue ad agire con urgenza. Nel documento si accusano Israele di pianificare lo svuotamento di Gaza City, di ostacolare gli aiuti umanitari e di portare avanti una politica di deportazioni forzate. Si parla apertamente di “crisi senza precedenti” e di “spaventose violazioni del diritto umanitario”.
Metsola: “Europa più forte per il cessate il fuoco”
Intervenendo al Meeting di Rimini, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha invocato una posizione più netta di Bruxelles: “È terribile quello che sta accadendo, dobbiamo lottare. Non possiamo tirarci indietro”. Per Metsola, l’Europa deve mostrare unità e determinazione, come già fatto in Ucraina, affinché sia possibile arrivare a un cessate il fuoco.
La posizione della Chiesa: “Lasciare Gaza sarebbe una condanna a morte”
Dura anche la nota congiunta del patriarca latino Pierbattista Pizzaballa e di quello greco-ortodosso Teofilo III. I due leader religiosi hanno annunciato che il clero e le suore resteranno a Gaza: “Lasciare significherebbe condannare a morte chi si rifugia nei complessi religiosi. Non può esserci futuro basato sulla prigionia e sullo sfollamento forzato dei palestinesi”.
Nei complessi cristiani della città trovano attualmente riparo centinaia di civili, tra cui anziani, donne e persone disabili. “Non sappiamo cosa accadrà, ma chiediamo con urgenza alla comunità internazionale di porre fine a questa guerra insensata”, si legge nella dichiarazione, che richiama anche le parole di Papa Leone XIV sul diritto dei popoli a vivere nella propria terra.
Israele, nuove proteste per gli ostaggi
In Israele, intanto, si intensificano le manifestazioni per chiedere un accordo sul rilascio dei rapiti da Hamas. La mobilitazione è iniziata ieri mattina con il blocco dell’autostrada Ayalon a Tel Aviv e continuerà con cortei e marce in tutto il Paese. L’High-Tech Forum, che rappresenta decine di aziende tecnologiche, ha accusato il governo Netanyahu di sabotare le trattative: “Un accordo è sul tavolo, eppure non si negozia per riportare a casa i nostri cari”.
Il Forum dei familiari degli ostaggi ha rivolto un appello diretto al presidente Usa Donald Trump: “Lei ha promesso la fine della guerra entro poche settimane. Ora è il momento di agire per riportare a casa i 50 ostaggi rimasti in vita”.
L’Italia rivendica il suo ruolo
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato che l’Italia “sta facendo più di ogni altro Paese occidentale” per Gaza, accogliendo il maggior numero di rifugiati e denunciando quotidianamente le violenze. “Salvare vite umane è un impegno concreto e noi lo stiamo facendo”, ha dichiarato, ricordando anche un colloquio con Papa Leone XIV.
L’allarme dei giornalisti: “Siamo bersagli da eliminare”
Durissima la reazione di Stampa Romana, che denuncia come i giornalisti siano ormai “testimoni scomodi da eliminare” della guerra a Gaza. “Si impedisce l’accesso alla stampa indipendente, si uccidono gli operatori sul campo e si organizza propaganda maldestra con influencer”, afferma la nota, ricordando che dall’inizio del conflitto sono già più di 240 i giornalisti uccisi. L’associazione chiede una mobilitazione globale per difendere il diritto di cronaca.