La guerra in Medio Oriente si macchia di un nuovo, sanguinoso capitolo. Ieri un raid israeliano ha colpito l’ospedale Nasser di Khan Yunis, il principale presidio sanitario del sud di Gaza. Il bilancio è drammatico: almeno 20 morti, fra cui cinque giornalisti di testate internazionali come Associated Press, Reuters, Al Jazeera e Nbc. Tra loro anche Mariam Dagga, 33 anni, freelance per Ap e madre di un bambino di 12 anni. Al-Jazeera ha confermato la morte del reporter Mohammed Salam, mentre Reuters ha pianto il cameraman Hussam al-Masri e il fotografo Hatem Khaled, rimasto ferito. L’Nbc ha perso il corrispondente Moaz Abu Taha. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, i colpi sono stati due: un primo missile contro il quarto piano dell’edificio e un secondo pochi istanti dopo, mentre arrivavano i soccorsi. Hamas ha parlato di “crimine di guerra aggravato” e di “guerra genocida”, esortando la comunità internazionale a fermare quella che definisce una “strategia di sterminio sistematico”. Israele respinge le accuse e ribadisce che la responsabilità ricade su Hamas per gli attacchi del 7 ottobre 2023. La Foreign Press Association ha chiesto una “spiegazione immediata” all’Idf e al governo Netanyahu, denunciando come “abominevole” la pratica di colpire giornalisti. Non solo Khan Yunis. Dall’alba di ieri almeno 23 civili palestinesi sono rimasti uccisi in vari attacchi israeliani, secondo i media locali. Nove le vittime segnalate dall’agenzia Wafa, fra cui cinque membri di una stessa famiglia a nord di Gaza City e una donna colpita con altre sette persone in una tenda di sfollati a Khan Yunis. A Deir el-Balah un bombardamento ha travolto un gruppo che stava distribuendo aiuti.
L’allarme Onu: “A Gaza fame catastrofica”
Sul fronte umanitario le parole di Cindy McCain, direttrice del Programma Alimentare Mondiale, non lasciano spazio a dubbi: “C’è malnutrizione molto grave, persone che muoiono di fame”. McCain ha denunciato come gli interventi siano resi quasi impossibili dai continui ostacoli militari: “È difficile operare quando ti puntano contro armi e carri armati”.
Zamir: “Un accordo sugli ostaggi è pronto”
Il capo di Stato Maggiore israeliano Eyal Zamir ha dichiarato che un’intesa sugli ostaggi è “sul tavolo” e che ora la decisione spetta al premier Netanyahu. “Le condizioni per l’accordo sono state create dall’Idf”, ha spiegato durante una visita alla base navale di Haifa. Parole che aumentano la pressione interna su Netanyahu, accusato da più parti di tergiversare. A ribadire la necessità di agire è arrivata anche la voce di Gadi Eisenkot, ex capo di Stato maggiore ed ex numero due del partito Unità Nazionale, che ha respinto la proposta di Benny Gantz di entrare in un governo di emergenza con Netanyahu. “Non serve alcuna nuova partnership politica – ha detto – serve solo che il premier prenda una decisione difficile ma necessaria”. Gantz gli ha replicato ricordando il ritorno a casa di 116 donne e bambini nel 2023 grazie all’ingresso temporaneo nell’esecutivo: “Se lui non decide, dobbiamo fare tutto per convincerlo”.
Siria e Yemen nel mirino
Mentre la guerra a Gaza infuria, Israele ha aperto un nuovo fronte. Dopo l’attacco degli Houthi, l’aviazione israeliana ha bombardato Sanaa, capitale dello Yemen, colpendo un impianto petrolifero, una centrale elettrica e un palazzo presidenziale inserito, secondo Tel Aviv, in un “complesso militare”. Sei morti e 86 feriti il bilancio comunicato da fonti yemenite. Parallelamente, a Damasco e sulle alture del Golan, le forze israeliane hanno dato avvio a un’operazione di terra contro le milizie filo-iraniane. Il presidente siriano ad interim Ahmed al-Sharaa ha dichiarato che sono stati compiuti “progressi verso accordi bilaterali” con Israele, basati sul ritorno alla linea di separazione del 1974.
Libano: voto Onu su Unifil
Sul fronte libanese, oggi il Consiglio di Sicurezza voterà sul rinnovo del mandato dei caschi blu dell’Unifil. La Francia propone un’estensione fino al 31 agosto 2026, in vista di un ritiro graduale. Israele si è detto pronto a ridurre la presenza militare nel sud del Libano se Beirut porterà avanti il piano di disarmo di Hezbollah. “Se le Forze Armate Libanesi agiranno, Israele adotterà misure reciproche”, ha assicurato Netanyahu, che ha parlato di “un’opportunità cruciale” per la stabilità regionale.
A Ginevra sul nucleare iraniano
Infine, sul fronte diplomatico, oggi a Ginevra si aprirà un nuovo round di negoziati tra Iran e Paesi E3 (Francia, Germania e Regno Unito) sul dossier nucleare. Un appuntamento che si inserisce in un contesto internazionale infiammato, ma che potrebbe offrire un raro spiraglio di dialogo.