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Papa Leone XIV

Papa Leone XIV: “Il mondo è in crisi, serve speranza”

Nel Giubileo della Speranza il Pontefice richiama i chierichetti francesi al valore dell’Eucaristia, al ruolo delle vocazioni e alla necessità di riportare fiducia in un’epoca segnata da guerre e smarrimento
martedì, 26 Agosto 2025
2 minuti di lettura

Il mondo va male, abbiamo bisogno di speranza”. Con queste semplici, ma nette parole, Papa Leone XIV ha aperto ieri il suo discorso ai seimila giovani ministranti francesi (alias, i chierichetti) riuniti in Sala Clementina per il pellegrinaggio nazionale a Roma, uno dei momenti più attesi del Giubileo della Speranza. Il Pontefice ha tracciato un quadro lucido delle difficoltà globali, dalle guerre alle malattie, dalle crisi sociali alla perdita di fiducia, per poi offrire la chiave di lettura che guida il suo pontificato: “La risposta è chiara da duemila anni: solo Gesù salva, perché ci ama ed è morto per noi. Non dimenticatelo mai”. Il Santo Padre, che ha accolto i ragazzi e i loro accompagnatori con il tradizionale saluto “La pace sia con voi”, ha insistito sul valore dell’amicizia con Cristo come forza capace di illuminare anche i momenti più bui: “Egli bussa alla porta del vostro cuore e attende di entrare. Apritegli: con Lui la vita diventa bella e piena di senso”.

L’incontro si è svolto nel cuore di un anno straordinario per la Chiesa universale: il Giubileo che il Vescovo di Roma ha voluto dedicare al tema della speranza: “Forse avvertite anche voi quanto il mondo ne abbia bisogno. Ognuno di noi, davanti al dolore, alla malattia, alla perdita di una persona cara, si chiede chi verrà in nostro aiuto. La risposta è Gesù, l’unico nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo essere salvati”.

“Dio ci ha amati fino a morire”

Per Sua Santità, la speranza non è un sentimento vago, ma una certezza fondata sulla fede: “Essa è come un’àncora gettata verso il cielo, che vi sosterrà nei momenti di dubbio e di tempesta”, ha aggiunto, citando la Lettera agli Ebrei. Prevost ha posto al centro del suo intervento il mistero della croce, cuore della fede cristiana: “Non c’è amore più grande di dare la vita per gli amici. Dio ci ha amati fino a morire per noi, abbassandosi fino alla condizione umana. È l’evento più importante della storia, perché cambia il destino del mondo”.

Da qui l’invito ai ragazzi a rispondere a questo amore senza esitazioni: “Che cosa abbiamo da temere, davanti a un Dio che ci ha amati così? Che cosa aspettiamo a ricambiare il suo amore con tutto noi stessi?”.

L’Eucaristia, “tesoro dei tesori”

Il Papa ha poi richiamato il valore dell’Eucaristia, che i ministranti hanno il privilegio di servire ogni domenica nelle loro parrocchie: “È il tesoro dei tesori, perché in ogni Messa Cristo dona la sua vita per noi. Non si va a Messa per dovere, ma perché ne abbiamo bisogno: è lì che riceviamo la vita stessa di Dio”. Ai giovani ha chiesto di svolgere il loro servizio con dignità, silenzio e gioia: “La liturgia è allo stesso tempo festa e solennità. Attraverso la bellezza dei gesti e il vostro impegno, aiutate i fedeli a entrare nel mistero”.

Uno dei passaggi più forti è stato quello sulle vocazioni sacerdotali: “Il mondo soffre per la mancanza di preti. È un grande dolore per la Chiesa. Pregate perché il Signore mandi operai alla sua messe e ascoltate se Egli chiama anche voi. Non abbiate paura: la vita del sacerdote è un dono meraviglioso, un incontro quotidiano con Gesù”. Un appello diretto, accolto con silenzio attento dai giovani presenti, che il Pontefice ha voluto incoraggiare a “coltivare quella voce interiore che può nascere durante la Messa o nel servizio all’altare”.

Testimoni di gioia nelle comunità

Nel congedare i pellegrini Leone XIV ha rivolto un invito concreto: “Tornate nelle vostre parrocchie con la gioia di servire l’altare. Mostrate ai vostri amici che seguire Gesù è bello, che essere suoi discepoli rende felici. Il mondo ha bisogno di testimoni giovani, credibili, capaci di diffondere speranza”. Il Papa ha quindi impartito la benedizione apostolica a ministranti, sacerdoti, vescovi e famiglie, chiedendo loro di perseverare con coraggio.

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