La progressiva riduzione degli sportelli bancari in Italia non è più un fenomeno isolato, ma una tendenza strutturale che rischia di accentuare il divario tra città e province. A lanciare l’allarme è la Uilca, il sindacato del credito, attraverso un’analisi del proprio Centro Studi Orietta Guerra. Secondo i dati diffusi, nel 2024 oltre 13 milioni di italiani, pari al 22,6% della popolazione, vivono nelle cosiddette Aree Interne – territori lontani da servizi essenziali come istruzione, sanità e trasporti – e per loro l’accesso a una filiale bancaria diventa sempre più difficile. In queste zone si concentra il 48,5% dei comuni italiani ma soltanto il 23,1% degli sportelli bancari. Nel solo 2024 il saldo è stato negativo: 101 sportelli chiusi, di cui 135 nelle aree interne, a fronte di appena 34 nuove aperture.
Il risultato è che 3.380 comuni italiani non hanno più alcun presidio bancario, lasciando 4,6 milioni di persone senza accesso fisico a un servizio finanziario di base. Un dato che, secondo il sindacato, rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza sociale, soprattutto per gli anziani, le piccole imprese e chi non ha familiarità con l’online banking.
Dato di fatto
“La desertificazione bancaria è un fatto, non un luogo comune”, sottolinea il Segretario generale della Uilca, Fulvio Furlan, che richiama il settore del credito alle proprie responsabilità: “Le banche possono diventare motore per invertire lo spopolamento dei territori, svolgendo un ruolo sociale fondamentale come hanno dimostrato durante la pandemia”. Il fenomeno si inserisce in un contesto di spopolamento, invecchiamento della popolazione e migrazione verso le città, che rendono meno attrattive le zone periferiche. Eppure, avverte il sindacato, è proprio qui che il sostegno del credito può fare la differenza, evitando che interi territori vengano marginalizzati.
“Il ruolo delle banche deve essere quello di aiutare imprese e famiglie, soprattutto in una fase di inflazione crescente e salari stagnanti”, aggiunge Roberto Telatin, Responsabile del Centro Studi Uilca. “Se la Bce non basta a indicare un sentiero di sviluppo, riportare gli sportelli vicino alle persone diventa una scelta economica e sociale indispensabile”.
L’appello del sindacato è chiaro: servono interventi strutturali, ma anche un cambio di mentalità. Non basta adeguarsi alla ritirata dai territori meno redditizi: il credito, insiste la Uilca, deve essere parte della soluzione, garantendo accesso ai servizi essenziali e contribuendo a rendere le comunità più vive e produttive.