A meno di 24 ore dal suo rilascio dal carcere di Putnam County, in Tennessee, Kilmar Abrego Garcia è stato informato dalle autorità federali che potrebbe essere deportato in Uganda. La notifica, trasmessa ai suoi avvocati sabato mattina, ha riacceso le polemiche attorno al caso del cittadino salvadoregno, già al centro di un controverso rimpatrio forzato lo scorso marzo. Abrego Garcia, padre di tre figli e residente nel Maryland, era stato erroneamente deportato in El Salvador nonostante un ordine giudiziario del 2019 che ne vietava il rimpatrio per rischio di persecuzione da parte delle gang locali. Dopo mesi di detenzione nel famigerato carcere CECOT, è stato riportato negli Stati Uniti a giugno, dove ha affrontato nuove accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il rilascio di venerdì è stato accolto con commozione dai familiari, ma la gioia è durata poco. L’ICE ha comunicato che Abrego potrebbe essere trasferito in Uganda “entro 72 ore, esclusi i fine settimana”. I suoi legali hanno immediatamente notificato la Corte distrettuale del Tennessee, chiedendo un’udienza urgente per impedire la rimozione. Secondo fonti legali, la scelta dell’Uganda come destinazione alternativa solleva interrogativi etici e giuridici. “Non ha alcun legame con quel Paese,” ha dichiarato l’avvocato principale, “e non esistono garanzie che non subisca torture o trattamenti inumani.” Il Dipartimento di Giustizia, dal canto suo, ha rifiutato di commentare, limitandosi a confermare che la procedura è conforme alle norme sull’asilo e la protezione internazionale. Il caso è diventato un simbolo delle tensioni tra sicurezza nazionale e diritti umani. Mentre il processo per traffico di esseri umani è fissato per gennaio 2027, resta incerto se Abrego Garcia potrà affrontarlo da cittadino libero o da deportato. E intanto, la sua famiglia attende, ancora una volta, una risposta dalla giustizia americana.
