Nel cuore del Surrey, in una casa di cura immersa nel verde, Ethel Caterham ha spento 116 candeline. Con discrezione, senza clamore, “al suo ritmo”, come ama dire chi la conosce bene. È la persona più anziana del mondo, e il suo compleanno — celebrato il 21 agosto — è diventato un evento simbolico, non solo per il Regno Unito, ma per l’intera umanità. Nata nel 1909 in un villaggio dell’Hampshire, Ethel ha attraversato tre secoli, otto monarchi britannici e due guerre mondiali. Ultima di otto figli, a 18 anni si trasferì nell’India coloniale come ragazza alla pari, poi visse a Hong Kong e Gibilterra con il marito Norman, sposato nel 1933 e scomparso nel 1976. Ha smesso di guidare solo alla soglia dei 100 anni e, a quasi 111, ha persino sconfitto il Covid-19. La sua longevità è stata ufficialmente riconosciuta dopo la morte della suora brasiliana Inah Canabarro Lucas, avvenuta lo scorso aprile. A maggio, re Carlo III le ha inviato una lettera personale per congratularsi del “rimarchevole traguardo” raggiunto. Ma Ethel non ama i riflettori. Il suo compleanno è stato celebrato con una piccola cerimonia, tra familiari, personale sanitario e qualche giornalista autorizzato. “Ethel e la sua famiglia sono molto grate per tutti i gentili messaggi e l’interesse dimostrato”, ha dichiarato la direzione della struttura che la ospita. Quando le chiedono il segreto della sua longevità, Ethel risponde con una semplicità disarmante: “Non aver litigato con nessuno”. Una filosofia di vita che, in tempi di conflitti e polarizzazione, suona come un messaggio universale. A 116 anni, Ethel Caterham non cerca record. Cerca solo la serenità. E forse, proprio per questo, continua a insegnarci cosa significa vivere davvero.
