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Furti di medicine negli ospedali, allarme Unimpresa: “Un fenomeno ormai sistemico”

Sottratti medicinali salvavita e dispositivi medici per centinaia di migliaia di euro a colpo
venerdì, 22 Agosto 2025
2 minuti di lettura

L’Associazione: “Serve subito la tracciabilità digitale end-to-end per tutelare pazienti e risorse pubbliche”

Non più episodi isolati, ma un fenomeno sistemico che mina la sicurezza delle cure, alimenta la criminalità organizzata e drena risorse pubbliche. È l’allarme lanciato da UnimpresaFederambulanze sui furti di farmaci e dispositivi medici nelle strutture sanitarie italiane. Negli ultimi anni le cronache, da Treviso a Napoli fino alla Calabria, hanno raccontato sottrazioni di medicinali salvavita, oncologici e dispositivi impiantabili, spesso finiti nel mercato nero e persino nel dark web. Secondo i dati disponibili, tra il 2006 e il 2014 il valore complessivo dei furti tracciati ha raggiunto quasi 19 milioni di euro, con una media di oltre 300 mila euro per episodio.

“Ogni farmaco rubato significa un paziente senza terapia e un costo doppio per il sistema sanitario” sottolinea il Presidente di Unimpresa Federambulanze Flavio Ronzi. “Non è solo un reato contro la sanità pubblica, ma un attacco alla fiducia dei cittadini. Contrastarlo significa proteggere i pazienti, ridurre i costi e difendere la credibilità delle istituzioni”.

Il nuovo oro bianco della criminalità

Gli antitumorali, gli immunosoppressori, gli analgesici e i narcotici sono diventati il nuovo oro bianco per le organizzazioni criminali, capaci di generare margini elevatissimi sul mercato nero. Accanto ai farmaci, cresce anche il fenomeno dei furti di dispositivi impiantabili, come protesi, stent e pacemaker, che in Italia non hanno ancora una tracciabilità uniforme. Il rischio è duplice: da un lato l’arricchimento illecito di reti criminali, dall’altro l’impossibilità di rintracciare un dispositivo in caso di difetti o richiami da parte dei produttori.

Per Unimpresa la risposta deve essere una sola: introdurre subito la tracciabilità digitale end-to-end, già standard internazionale, trasformandola da obbligo burocratico a leva strategica di innovazione e sicurezza.

L’Europa e le esperienze internazionali

Codici a barre, sistemi Rfid, registri digitali centralizzati e alertautomatici permettono già oggi di monitorare l’intero ciclo del farmaco, dall’ordine alla somministrazione, fino allo smaltimento, riducendo al minimo furti ed errori. “Non basta vigilare sui magazzini, bisogna seguire il farmaco fino al paziente e il dispositivo fino all’impianto”, le parole di Ronzi. Il quadro normativo europeo si è già mosso in questa direzione. La Direttiva contro i farmaci falsificati ha introdotto sigilli anti-manomissione e codici univoci collegati all’European Medicines VerificationSystem, mentre per i dispositivi il Regolamento Mdr2017/745 ha reso obbligatorio l’UDI (Unique Device Identifier) da associare al paziente.

Esperienze internazionali dimostrano l’efficacia di queste soluzioni. Negli Stati Uniti, il sistema di Closed-Loop MedicationManagement, che integra prescrizione elettronica, verifica del farmacista e somministrazione con barcode, ha ridotto drasticamente errori e sottrazioni. In Europa, la BarcodeMedication Administration, con la scansione del braccialetto del paziente e del farmaco, ha aumentato sicurezza e affidabilità.

Un investimento, non un costo

Per il sindacato delle imprese sanitarie la conclusione è chiara: “La digitalizzazione non è un costo, ma un investimento. Un investimento che riduce sprechi, protegge le risorse pubbliche, garantisce qualità e sicurezza delle cure e mette un freno alle infiltrazioni criminali”.

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