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La lezione di Polsi e le Vie del Signore

martedì, 19 Agosto 2025
4 minuti di lettura

La decisione di spostare a Locri la festa della Madonna della Montagna, tradizionalmente tenuta nel Santuario di Polsi il 2 settembre, ha determinato una civilissima reazione degli abitanti di San Luca: che, al di là di tutti i pregiudizi di cui sono vittime, hanno dato una lezione di democrazia ed educazione sociale. Ma anche – è una mia riflessione personale che anticipo e che più avanti spiegherò meglio – la vicenda potrebbe offrire alle Autorità tutte, comprese quelle religiose, una grande occasione di dare un segno di considerazione e di speranza ad una terra dimenticata e con i diritti democratici praticamente “sospesi” da decenni.

Un minimo di cronaca è necessario per meglio comprendere il fatto da cui prendo le mosse.

Come sa chi frequenta i miei ormai rari articoli (una volta avrei detto “come sanno i miei quaranta lettori”, ma oggi credo siano molti di meno) il Santuario della Madonna della Montagna, a Polsi di San Luca, nel cuore fisico, morale e culturale dell’Aspromonte è (ancora) chiuso “per restauri”, che si sono prolungati più del previsto.

Così, a neanche un mese dalla celebrazione della Festa della Madonna, che attrae migliaia di pellegrini da ogni parte della Calabria citeriore e della Sicilia messinese, ci si è posti il problema di dove tenere le cerimonie religiose e la seguitissima processione, in luogo dell’impraticabile Santuario: per di più addirittura irraggiungibile a causa di strade improbabili (in realtà non esiste una sola strada degna di questo nome) e quest’anno pure dichiarate inagibili. Finanche a piedi.

La soluzione trovata dalle Autorità religiose (il Santuario di Polsi si trova nell’antichissima Diocesi di Locri-Gerace ed i Vescovi hanno anche il titolo di “Abati Commendatari” dello stesso), era stata quella di trasferire la festa presso lo Stadio di Locri.

Notizia data il 10 agosto da “La Gazzetta del Sud”, con un articolo di Rocco Muscari e Antonio Strangio: «La tradizionale e tanto attesa festa della Madonna della Montagna… non si svolgerà come da antica tradizione regolarmente a Polsi, a causa delle condizioni infrastrutturali precarie. Come era già stato annunciato, il Santuario rimarrà chiuso fino al 31 dicembre per urgenti lavori di messa in sicurezza sismica, restauro e ristrutturazione della chiesa. A ciò va aggiunta la chiusura della strada di accesso “Cano – Polsi”, per colpa di una frana che ha costretto la commissione straordinaria che sta gestendo il Comune di San Luca ad emettere un’ordinanza di chiusura della strada che dal casello forestale di Cano scende fino al Santuario, distante all’incirca 9 chilometri. L’ordinanza, emessa il 30 luglio scorso, vieta il transito non solo agli autoveicoli ma anche ai pedoni. Di fronte a questa emergenza, la Diocesi di Locri – Gerace guidata dal vescovo Francesco Oliva, ha scelto, anche se a malincuore, di evitare la tradizionale festa presso il santuario al fine di preservare la sicurezza dei devoti».

Immediata la civilissima reazione e protesta degli abitanti di San Luca che, donne in testa, hanno contestato la decisione ed in varie assemblee cittadine hanno chiesto la revoca: dopo più di mille anni, se la Festa non si deve tenere a Polsi, che non la si tenga affatto.

Assemblee che, finalmente, hanno portato ad una riunione del Consiglio di Amministrazione del Santuario, alla presenza anche del Vescovo, Mons. Francesco Oliva, all’esito del quale è stata annullata la decisione di spostare la Festa a Locri. Ce ne danno notizia sempre gli attentissimi Rocco Muscari e Antonio Strangio su “La Gazzetta” di Ferragosto: «…La decisione è stata presa ieri mattina dal Consiglio d’amministrazione del Santuario riunitosi ieri mattina a Locri sotto la guida del rettore don Tonino Saraco e alla presenza del vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva. La decisione giunge dopo aver “preso atto che quest’anno non ci sono le condizioni per le celebrazioni annuali della Madonna della Montagna nel suo sito originario, il Santuario di Polsi, come anche in altri luoghi precedentemente presi in considerazione. Tutto questo tenendo anche presente gli esiti degli incontri intercorsi con le autorità preposte… Il programma religioso precedentemente annunciato… sarà dunque rimodulato: la festa del 2 settembre, con la novena che la accompagna, si celebrerà nelle parrocchie e nelle comunità locali dove questa devozione è radicata”».

Notiziola irrilevante, penserà chi non conosce la realtà di San Luca, il pregiudizio verso i suoi abitanti, e la diseducazione alla democrazia cui la sua popolazione è costretta: da uno Stato molto più che indifferente e che non riesce ad esprimere alcuna positività da nessuno dei suoi tre poteri.

A San Luca si vota raramente. L’attuale Commissione Prefettizia è insediata non per uno scioglimento del Comune, ma perché nessuno si è candidato.

L’ultimo Sindaco era stato un anziano infermiere in pensione, il galantuomo Bruno Bartolo, che aveva trovato la forza di fare e presentare una lista, dopo anni e anni senza candidati. Bartolo al momento della candidatura aveva ricevuto il plauso e promesse da varie parti. Salvo poi essere completamente abbandonato e lasciato solo.

Lasciati soli, come lui, anche i cittadini di San Luca. Addirittura umiliati, come quando un ministro del Governo venuto a San Luca per celebrare la memoria del brigadiere dei Carabinieri Carmine Tripodi, ucciso in un agguato nel 1985, non ha invitato né Sindaco, né cittadini, ma ha fatto tutto da solo: “visita tecnica” sarà la giustificazione data a posteriori, senza nessuna scusa.

Così come nel caso della sentitissima Festa della Madonna della Montagna, nessuno ha ritenuto di interpellare preventivamente i cittadini di San Luca per decidere su una delle più radicate e simboliche tradizioni non soltanto del loro territorio, ma dell’intero meridione.

Forse non attendendosi la reazione dei cittadini di San Luca: che si sono compostamente, ma decisamente, opposti alla decisione e tramite strumenti democratici come le assemblee cittadine ne hanno determinato la revoca: non vi sarà, dunque, l’emigrazione anche della Madonna da quella terra dove «la vita è dura», come ha spiegato al mondo Corrado Alvaro.

Molto probabilmente, con le premesse di quest’anno, la Festa non si celebrerà a Polsi neppure quest’altr’anno: se il restauro del Santuario fosse completato ci sarebbe comunque l’impraticabilità delle strade. La strada per Polsi è un po’ come il Ponte sullo Stretto di Messina: da più di mezzo secolo se ne parla (vedi Salvatore Gemelli, Storia, tradizioni e leggende a Polsi d’Aspromonte, Reggio Calabria, Ed. Parallelo, 1974), ma tra il dire e il fare da una parte c’è di mezzo il mare; dall’altra una montagna di pregiudizio e di indifferenza.

Eppure l’impossibilità di tenere la Festa a Polsi potrebbe trasformarsi in una formidabile occasione per dare una magnifica opportunità ai cittadini di San Luca: chiedere loro di prendersi la responsabilità – per il prossimo anno, ormai – della Festa della Madonna della Montagna a San Luca: predisponendo accoglienza, informazioni, presidi di assistenza ai pellegrini e tutto ciò che necessita per un movimento di migliaia di fedeli.

Vuoi mettere che proprio da qui, responsabilizzando e valorizzando la popolazione, parta un movimento per ridare dignità di cittadino finanche agli abitanti di San Luca, Aspromonte, Calabria?

Le vie del Signore sono infinte, anche quando sembra non esserci nessuna strada.

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