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Pesca, scatta il fermo fino al 29 settembre. Nei mercati si potrà acquistare ancora alici, sarde, spigole, orate, sogliole, vongole, cozze e pesce spada

Coldiretti: controllare le etichette per fare attenzione ai prodotti importati spacciati per italiani
lunedì, 18 Agosto 2025
1 minuto di lettura

Si ripete il rito – contestato dalle marinerie – del fermo pesca che si estende in Adriatico compreso il tratto di mare da San Benedetto a Bari. Le marinerie avevano già sospeso le attività da Trieste ad Ancona. A darne notizia è Coldiretti Pesca nel sottolineare che il blocco delle attività scatterà nel tratto tra il sud delle Marche e la Puglia dal 16 agosto per concludersi il 29 settembre. Dal 1° al 30 ottobre interesserà, invece, il resto d’Italia, dallo Ionio al Tirreno fino alle Isole.

Ciò che resta in commercio

Pur con la sospensione temporanea delle attività”, racconta la Coldiretti Pesca, “nelle aree interessate, sulle tavole non mancherà il pesce italiano grazie ai prodotti provenienti dalla piccola pesca, dalle draghe, dall’acquacoltura e dalle zone non soggette a fermo”. Il consiglio è controllare attentamente “le etichette nei banchi di pescherie e supermercati, così da evitare di acquistare prodotto estero, sempre più presente sul mercato nazionale”.
In commercio resteranno quindi disponibili specie come alici, sarde, spigole, orate, sogliole, cannocchie, vongole, cozze e pesce spada.
Le Associazioni invitano però i consumatori a prestare attenzione all’etichetta al momento dell’acquisto in pescheria e al supermercato, ricordando che la vera sfida è introdurre l’obbligo di indicazione d’origine anche nei ristoranti, dove spesso viene servito pesce estero spacciato per italiano.

L’import in costante crescita

I dati spiegano come l’importanza sia stato in costante crescita. Negli ultimi quarant’anni la dipendenza dall’import è infatti passata dal 30% al 90%, con 840 milioni di chili di pesce straniero arrivati lo scorso anno, a fronte di una produzione interna di circa 130 milioni di chili. Per il pesce fresco vige l’obbligo di indicare l’origine, ma l’informazione è meno chiara rispetto ad altri alimenti: invece della dicitura “Italia”, si trova la zona di cattura, per il Mediterraneo identificata come “Fao 37”.

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