Dopo tre giorni di tensione, si è conclusa con la liberazione degli ostaggi la drammatica rivolta scoppiata nel carcere di massima sicurezza “Granja Penal Canadá” di Escuintla, nel sud del Guatemala. Diciassette guardie penitenziarie e il direttore dell’istituto erano stati presi in ostaggio da un gruppo di detenuti affiliati alla gang del Barrio 18, una delle più violente del Paese. La rivolta, iniziata giovedì scorso, è stata innescata dal trasferimento di alcuni capi della banda in altre strutture penitenziarie, misura adottata dalle autorità per contrastare le estorsioni e il controllo criminale all’interno delle carceri. Secondo la Direzione Generale del Sistema Penitenziario, non si sono registrati feriti, ma la tensione è rimasta altissima fino alla risoluzione del sequestro, avvenuta domenica mattina grazie alla mediazione della Procura per i Diritti Umani e all’intervento della Polizia Nazionale Civile. Il caso ha riacceso i riflettori sul collasso del sistema penitenziario guatemalteco, afflitto da un sovraffollamento del 300% e da una cronica mancanza di personale: appena 3.469 guardie per oltre 20.000 detenuti. Le carceri del Paese sono spesso teatro di violenze, estorsioni e traffici illeciti, con le bande criminali che impongono la loro legge anche dietro le sbarre. La liberazione degli ostaggi rappresenta una vittoria parziale per le autorità, ma non risolve il problema strutturale. “Serve una riforma profonda e urgente”, ha dichiarato il procuratore León Duque, “altrimenti continueremo a vedere le carceri trasformarsi in centri di comando per il crimine organizzato”.
