Tra la fine di maggio e la metà di agosto 1.760 palestinesi hanno perso la vita nella Striscia di Gaza mentre si trovavano in coda o lungo le vie di accesso agli aiuti umanitari. A renderlo noto è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, secondo cui 994 di loro sono stati colpiti nei pressi dei centri della Gaza Humanitarian Foundation, mentre altri 766 sono rimasti uccisi sulle strade percorse dai convogli di rifornimenti. Secondo il rapporto, la responsabilità della gran parte di questi episodi ricade sulle forze armate israeliane. Pur segnalando la presenza di miliziani in alcune delle stesse aree, l’Onu afferma di non avere prove che colleghino tali gruppi alle uccisioni. L’organismo internazionale chiede che ogni episodio venga sottoposto “a indagini rapide e indipendenti” e che “chi ha agito sia chiamato a risponderne”.
Nuove vittime
Dal ministero della Sanità di Gaza arriva intanto un nuovo bilancio delle ultime 24 ore: 49 morti, di cui 17 sorpresi dal fuoco mentre cercavano aiuti, e 369 feriti. Tra i decessi si conta anche un bambino morto di stenti, che porta a 240 il numero complessivo delle vittime per fame dall’inizio del conflitto, fra cui 107 minori. Lo stesso dicastero stima che, dall’avvio della guerra, siano stati uccisi 61.827 palestinesi e ne siano stati feriti 155.275. Dal 27 maggio, data di introduzione del nuovo sistema di distribuzione degli aiuti tramite la GHF, le persone uccise mentre attendevano o cercavano sostegno alimentare sono salite a 1.898, con oltre 14mila feriti.
Bombardamenti all’alba
Fonti sanitarie citate da Al Jazeera riferiscono che nelle prime ore di oggi almeno 16 palestinesi sono stati uccisi in diversi raid israeliani, cinque dei quali si trovavano in fila per ricevere aiuti.
Parallelamente, l’esercito israeliano ha annunciato un’operazione a Khan Younis, nel sud della Striscia, in cui sarebbe stato ucciso Nasser Musa, indicato come responsabile del dipartimento di controllo militare di Hamas nella Brigata Rafah. Secondo Tel Aviv, Musa coordinava la prontezza operativa e le offensive della brigata ed era un collaboratore stretto del comandante Mohammad Sabaneh, ucciso a maggio.