Nell’udienza generale di ieri, Papa Leone XIV ha lanciato un appello accorato per la pace, ricordando “tutti i popoli che vivono la tragedia della guerra” e invitando i fedeli a pregare per loro. L’incontro, spostato nell’Aula Paolo VI per via delle alte temperature, ha visto la partecipazione di pellegrini da diversi Paesi, collegati anche tramite maxischermi nella Basilica di San Pietro.
Il tema del tradimento nella catechesi
La meditazione del Papa ha preso spunto dal passo del Vangelo in cui Gesù annuncia che sarà tradito da uno dei suoi discepoli. Leone XIV ha descritto il momento con parole semplici ma incisive: “Non alza la voce, non punta il dito, non pronuncia il nome di Giuda”. Un richiamo al fatto che la verità, quando è accompagnata dall’amore, non ha bisogno di gridare per essere ascoltata.
Un dolore che tutti conoscono
Secondo il Papa, il dolore del tradimento è un’esperienza che ogni persona comprende, perché tocca corde profonde dell’animo umano. Ha ricordato che la reazione dei discepoli non fu rabbia ma tristezza, segno che la ferita, pur dolorosa, può diventare occasione di cambiamento.
Dio non si vendica, ma soffre con l’uomo
“ No i siamo abituati a giudicare. Dio, invece, accetta di soffrire. Quando vede il male, non si vendica, ma si addolora”, ha detto Leone XIV. Con queste parole ha voluto sottolineare che, nella visione cristiana, la forza di Dio non si manifesta nella punizione, ma nella capacità di condividere il dolore dell’uomo e di trasformarlo in amore.
La fiducia che resiste alla fragilità
Il Pontefice ha ricordato come Gesù non si sia tirato indietro nemmeno di fronte al traditore. Ha continuato a fidarsi, a sedere alla stessa tavola, a spezzare il pane anche per chi lo avrebbe consegnato ai suoi nemici. È un gesto che, per Leone XIV, dimostra come l’amore autentico sia più forte della paura e della delusione.
Il male non ha l’ultima parola
Il Papa ha voluto rassicurare i fedeli che, pur riconoscendo il male, esso non deve essere negato né ignorato, ma affrontato con la consapevolezza che “non ha l’ultima parola”. Questa visione, ha spiegato, offre la possibilità di rinascere anche dalle esperienze più dolorose, trasformando la ferita in un punto di ripartenza.
Un pensiero ai pellegrini da terre di conflitto
Nella parte finale dell’udienza, Leone XIV ha rivolto un saluto speciale ai fedeli di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq e dalla Terra Santa, zone colpite da conflitti e tensioni. Ha poi ricordato ai pellegrini polacchi la figura di san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote morto nel campo di concentramento di Auschwitz, invitandoli a seguirne l’esempio di coraggio e sacrificio.
L’appello conclusivo per la pace
“Per sua intercessione, supplicate Dio di donare la pace a tutti i popoli che vivono la tragedia della guerra”, ha detto il Papa, legando il ricordo di Kolbe al dramma attuale di tanti Paesi in guerra. Un invito che, nelle parole del Pontefice, è insieme preghiera e impegno, rivolto non solo ai credenti ma a chiunque desideri la fine delle ostilità nel mondo.