Otto persone sono state uccise all’alba di domenica da un commando armato davanti alla discoteca “Napoles”, nel comune di Santa Lucía, nella provincia di Guayas. L’attacco ha scosso profondamente una comunità già provata da mesi di violenza crescente. Secondo la polizia, gli assalitori — almeno sei uomini — sono arrivati a bordo di due furgoni e hanno aperto il fuoco con armi automatiche. Sul posto sono stati rinvenuti circa 80 bossoli di proiettili da 9 millimetri. Tra le vittime figura Jorge Urquizo, fratello del sindaco di Santa Lucía, Ubaldo Urquizo, che è anche proprietario della discoteca. Le autorità non hanno ancora chiarito se l’obiettivo fosse il fratello del sindaco o se si tratti di un attacco indiscriminato. La provincia di Guayas è diventata uno degli epicentri della guerra tra bande criminali che si contendono il controllo delle rotte del narcotraffico e delle estorsioni. Il colonnello Javier Chango ha dichiarato che i killer sono fuggiti “per una strada sconosciuta”, lasciando dietro di sé una scena da conflitto armato. Tre giorni prima, il presidente Daniel Noboa aveva rinnovato lo stato di emergenza per due mesi, nel tentativo di contenere l’escalation di crimini violenti. L’attacco di Santa Lucía non è un caso isolato. Solo a luglio, 26 persone sono state uccise in due distinti attacchi armati nella stessa provincia. Una settimana prima, altre 9 vittime. La polizia ha definito molte di queste “vittime collaterali”. Il governo ha promesso un rafforzamento delle operazioni di sicurezza, ma la popolazione resta sotto shock. Il presidente Noboa ha già dichiarato lo stato di “conflitto armato interno” contro le bande. Le forze armate sono state mobilitate in diverse città, ma l’efficacia del piano è ancora incerta. Le organizzazioni criminali, spesso ben armate e radicate nel territorio, sembrano aver alzato il livello dello scontro.
