La capitale federale degli Stati Uniti è tornata al centro dell’attenzione nazionale dopo che l’FBI ha dispiegato agenti in diverse aree urbane, in risposta a un’ondata di criminalità e tensioni sociali. La decisione, annunciata dalla Casa Bianca, anticipa una possibile attivazione della Guardia Nazionale da parte del presidente Donald Trump, che ha definito la situazione “fuori controllo”. Secondo fonti ufficiali, la presenza federale sarà rafforzata per almeno una settimana, con agenti provenienti da diverse agenzie: FBI, DEA, ATF, Homeland Security, ICE e persino la polizia ferroviaria. Le unità sono state dislocate in zone ad alta densità criminale, con l’obiettivo di “ripristinare l’ordine e la sicurezza”, ha dichiarato un portavoce della Casa Bianca. La mossa arriva dopo un episodio particolarmente violento: un carjacking in pieno centro, a pochi passi dalle ambasciate, ha coinvolto un funzionario federale, aggredito da una banda di giovani. L’intervento casuale di una pattuglia ha evitato il peggio, ma l’evento ha scatenato l’ira di Trump, che ha minacciato di “prendere il controllo federale della città” se le autorità locali non agiranno con decisione. La sindaca democratica Muriel Bowser, pur criticando l’invasione federale, ha scelto una linea di collaborazione, consapevole che Washington continua a registrare tassi di criminalità elevati: 99 omicidi nei primi sei mesi del 2025, su una popolazione di poco più di 700.000 abitanti. I media liberal hanno definito la misura “inutile e sproporzionata”, mentre i sostenitori di Trump la vedono come un atto necessario per “rendere Washington sicura e bella”, slogan già utilizzato dal presidente per giustificare la creazione di una task force anti-degrado. L’eventuale impiego della Guardia Nazionale segnerebbe un ulteriore passo verso la militarizzazione della capitale, sollevando interrogativi sull’autonomia del District of Columbia e sul ruolo del governo federale nella gestione dell’ordine pubblico.
