Nuovo capitolo nella crisi istituzionale che scuote la Corea del Sud: gli investigatori del team del procuratore speciale hanno chiesto l’arresto di Kim Keon Hee, moglie dell’ex presidente Yoon Suk-yeol, per presunte irregolarità finanziarie e abuso di potere. La richiesta, avanzata alla Corte distrettuale di Seul, segna un’escalation nella lunga indagine che coinvolge l’ex coppia presidenziale. Kim, ex first lady, è accusata di aver beneficiato di transazioni illecite legate a fondi pubblici e di aver esercitato pressioni indebite su funzionari governativi durante il mandato del marito. Secondo fonti giudiziarie, il mandato d’arresto è stato emesso ma non ancora eseguito, a causa delle tensioni crescenti attorno al centro di detenzione dove Yoon è già detenuto per insurrezione e abuso di potere. Il tentativo di arresto è fallito nella mattinata del 7 agosto, quando gli investigatori si sono ritirati “per motivi di sicurezza”, dopo un confronto durato oltre un’ora con il personale della struttura. Le autorità hanno riferito di “forte resistenza” da parte dell’indagata e di “preoccupazioni sul rischio di infortuni”, che hanno portato alla sospensione dell’operazione. La vicenda ha acceso il dibattito pubblico, con l’opposizione che accusa l’ex coppia presidenziale di aver trasformato la Casa Blu in un centro di potere parallelo, mentre i sostenitori di Yoon denunciano una “persecuzione politica orchestrata dalla magistratura”. La Corte costituzionale è chiamata a pronunciarsi sull’impeachment di Yoon entro sei mesi, ma l’arresto della moglie potrebbe accelerare la crisi e mettere ulteriormente in discussione la tenuta democratica del Paese.
