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Eurozona, la crescita rallenta. L’allarme della Bce: “Investimenti deboli, pesa l’incertezza globale”

Nel secondo trimestre del 2025 frenano economia e consumi. La Banca centrale: “Serve rafforzare la competitività e completare l’unione economica”
venerdì, 8 Agosto 2025
2 minuti di lettura

L’economia dell’Eurozona frena e la Bce ha lanciato l’allarme: nel secondo trimestre del 2025 è in atto un “significativo rallentamento della crescita economica” e le prospettive a breve termine restano deboli, in un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali, incertezza geopolitica e un rafforzamento dell’euro che pesa sulla competitività. Lo ha evidenziato il Bollettino Economico n. 5 della Banca centrale europea, pubblicato ieri, che ha offerto una lettura prudente dello scenario attuale. Nonostante la crescita oltre le attese nel primo trimestre (Pil +0,6%, grazie all’anticipo delle esportazioni in vista dei dazi Usa), il secondo trimestre mostra segnali di rallentamento generalizzato, con indagini che indicano un’espansione modesta sia nel manifatturiero che nei servizi.

A preoccupare l’istituto di Francoforte è in particolare la scarsa propensione delle imprese a investire. Secondo il report, a frenare gli investimenti sono “i maggiori dazi effettivi e attesi, il rafforzamento dell’euro e l’incertezza geopolitica”. Fattori che si riflettono negativamente sul settore manifatturiero, già penalizzato dalla debole domanda esterna e da uno scenario commerciale instabile.

Consumi in frenata

Nonostante le condizioni di finanziamento più favorevoli, anche grazie alle recenti riduzioni dei tassi, le imprese mostrano un atteggiamento “attendista”. L’indagine della Bce con le aziende ha rilevato che la domanda interna resta debole e che il rafforzamento dell’euro ha iniziato a incidere sulle esportazioni. Sul fronte dei consumi, la crescita si mantiene contenuta. Il bollettino segnala un modesto aumento dei consumi privati nel primo trimestre (+0,3%) e un andamento simile per il secondo. Il clima di fiducia delle famiglie resta fragile, con un tasso di risparmio ancora elevato (15,4%) e una propensione alla spesa frenata dalle preoccupazioni sul futuro economico.

La dinamica dei salari si è raffreddata: il costo del lavoro per dipendente è cresciuto del 3,8%, in calo rispetto al 4,1% del trimestre precedente, mentre le aspettative di inflazione a lungo termine restano ancorate attorno al 2%.

Mercato del lavoro ancora solido

Resta robusto il mercato del lavoro, anche se con segnali di lieve rallentamento. Il tasso di disoccupazione si attesta al 6,3%, vicino ai minimi storici dell’Eurozona. L’occupazione cresce (+0,2%) ma diminuiscono le ore lavorate. Il tasso di posti vacanti si riduce al 2,4%, riflettendo una domanda di lavoro più contenuta. Il Consiglio direttivo ha deciso, nella riunione del 24 luglio, di mantenere invariati i tassi d’interesse, confermando l’approccio prudente “guidato dai dati” e ribadendo l’obiettivo del 2% d’inflazione a medio termine. I tassi restano fermi al 2,00% per i depositi, 2,15% per il rifinanziamento principale e 2,40% per quello marginale.

Nel bollettino si eʼ letto che le prossime decisioni saranno prese riunione per riunione, in base ai dati macroeconomici e alle dinamiche dell’inflazione di fondo. La Bce ha ribadito la disponibilità ad adattare tutti gli strumenti se necessario, per garantire la stabilità dei prezzi e il corretto funzionamento del sistema finanziario.

Pressioni globali

Nel suo insieme, lo scenario resta caratterizzato da forte incertezza globale. I rischi principali, secondo la Bce, sono rappresentati da nuove tensioni commerciali, frammentazione delle catene di approvvigionamento e instabilità nei mercati energetici legata alle crisi in Ucraina e Medio Oriente. Ma, tra le leve positive citate figurano l’aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture, le riforme strutturali e l’implementazione dell’euro digitale. In questa fase, secondo l’istituto, è “più che mai essenziale rafforzare l’Eurozona e la sua economia”.

La BCE ha solleciato i governi europei a proseguire le riforme per accrescere produttività e competitività, completare l’unione bancaria e dei mercati dei capitali, e ottimizzare la spesa pubblica. Solo così, ha concluso il bollettino, sarà possibile affrontare le sfide dell’attuale contesto economico e garantire una crescita più solida e sostenibile.

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