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Caso Almasri, via libera all’esame in Giunta: voto della Camera entro ottobre su Nordio, Piantedosi e Mantovano

mercoledì, 6 Agosto 2025
1 minuto di lettura

La Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati ha ufficialmente avviato l’esame delle richieste del Tribunale dei Ministri relative al caso Almasri. Al centro dell’attenzione parlamentare ci sono i nomi del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del Ministro della Giustizia Carlo Nordio e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, per i quali è stata richiesta l’autorizzazione a procedere. A comunicarlo è stato il Presidente della Giunta, Devis Dori, che ha illustrato il calendario: “Entro la fine di settembre sarà pronta la relazione per l’Aula. Si terranno almeno cinque sedute, al termine delle quali inviteremo gli interessati a fornire i loro chiarimenti”. Il voto finale dell’Aula, previsto entro ottobre, sarà distinto per ciascuna delle tre posizioni, con modalità differenziate: voto palese in Giunta e segreto in Aula.
Con questa decisione l’Ufficio di Presidenza della Giunta dà di fatto il via ufficiale a un iter che potrebbe avere forti conseguenze politiche. Il caso Almasri, che ha già innescato tensioni istituzionali e forti polemiche tra governo e opposizione, entra dunque in una fase parlamentare decisiva.

“Archiviazione per Meloni non assolve gli altri”

Non si è fatta attendere la reazione delle opposizioni. Nicola Fratoianni (AVS), commentando l’avvio dei lavori, ha attaccato duramente la maggioranza: “L’archiviazione della posizione di Meloni non cancella le responsabilità politiche degli altri. Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno la stessa responsabilità per aver liberato un criminale accusato di reati gravissimi”. Il deputato ha poi aggiunto: “Il profilo giuridico dovrebbe poterlo affrontare la magistratura, ma temo che il no all’autorizzazione sarà scontato in Parlamento. Finora la maggioranza ha sempre fatto quadrato. Fanno finta che la legge non esista, difendendo i propri indagati. È lo stesso schema che si vede in altre parti del mondo, a cominciare da Trump. Questa storia non finisce qui”.

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