Le Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti hanno approvato, con la Delibera n. 13/Ssrrco/Ref/2025, la Relazione sul costo del lavoro pubblico 2025, il documento annuale che, ai sensi dell’articolo 60 del decreto legislativo n. 165/2001, fornisce al Parlamento un quadro informativo organico e aggiornato sul costo del lavoro nelle pubbliche amministrazioni. Secondo l’analisi della Corte, la spesa per i redditi da lavoro dipendente nella Pa nel 2025 raggiungerà i 201 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,3% rispetto al 2024. La crescita dovrebbe proseguire, anche se con andamenti disomogenei: +2,4% nel 2026, +0,5% nel 2027 e +1,7% nel 2028, sulla base delle risorse già previste dalla legge di bilancio per i prossimi rinnovi contrattuali.
La Corte dei conti evidenzia come le retribuzioni contrattuali tra il 2015 e il 2024 si siano mantenute tendenzialmente allineate all’inflazione (indice Ipca), con l’eccezione degli anni 2022 e 2023, colpiti dalla fiammata inflattiva dovuta alle tensioni geopolitiche internazionali. In quel biennio, il potere d’acquisto dei salari – pubblici e privati – ha subito una compressione. Tuttavia, osservando un orizzonte temporale più ampio, emerge che il divario accumulato durante la lunga “moratoria contrattuale” della Pa (2009-2015) si è progressivamente colmato.
Capitale umano in affanno
La Relazione segnala criticità strutturali nel capitale umano della Pa, figlie delle politiche restrittive post-crisi del 2008. Il rallentamento della spesa ha sì contribuito a contenere i costi, ma ha prodotto effetti negativi sulla qualità e sulla composizione demografica della forza lavoro pubblica: il blocco del turn-over ha portato a un progressivo invecchiamento del personale. Negli ultimi anni, grazie anche agli investimenti e alle opportunità offerte dal Pnrr le nuove assunzioni hanno cominciato ad attenuare questi squilibri. Ma per osservare un impatto strutturale, come una riduzione dell’età media del personale, sarà necessario attendere ancora diversi anni.
La Corte sottolinea l’importanza di interventi mirati su formazione, aggiornamento delle competenze e valorizzazione del merito, considerandoli elementi centrali per la riqualificazione del personale pubblico. Il raggiungimento di questi obiettivi richiederà un utilizzo pieno ed efficiente delle risorse del Pnrr, affiancato da riforme normative e da un rafforzamento dei processi di pianificazione e programmazione nelle amministrazioni.
Contrattazione collettiva
La Relazione conferma la centralità della contrattazione collettiva come strumento per la regolazione dei rapporti di lavoro nella Pa. Le risorse stanziate per il triennio 2022-2024 garantiranno un incremento retributivo medio del 5,78% a partire dal 2025, anno in cui entreranno a regime i contratti collettivi siglati. Per gli anni successivi, la legge di bilancio per il 2025 ha già previsto fondi adeguati a sostenere ulteriori aumenti salariali, in linea con la dinamica del potere d’acquisto.